General

Gulen, Turchia continua il pressing sugli Usa per l’estradizione

19 Luglio 2017

Per il vice ministro Kurtulmus è inaccettabile che il ‘leader di un’organizzazione assassina con le mani sporche di sangue’ possa continuare a svolgere le sue attività


Gli Usa dovrebbero almeno mettere agli arresti domiciliari Fethullah Gulen, l’imam che vive in auto-esilio in Pennsylvania dal 1999 e che Ankara ritiene essere la ‘mente’ del fallito golpe in Turchia del 15 luglio 2016. A dirlo il vice primo ministro turco, Numan Kurtulmus, che si è rifatto sotto chiedendo a Washington l’estradizione.

«Quello che stiamo dicendo alle autorità statunitensi è che la natura delle nostre relazioni, la nostra alleanza nella Nato, le nostre alleanze strategiche in Medio Oriente, la storia delle relazioni e dell’amicizia turco-americana richiedono che questo uomo (Gulen, ndr) venga immediatamente arrestato», ha ribadito Kurtulmus, secondo cui è inaccettabile che il «leader di un’organizzazione assassina con le mani sporche di sangue» possa continuare a svolgere le sue attività dagli Usa.

Intanto in una intervista Gulen ha confermato di aver incontrato in esilio molte persone, tra cui l’ex presidente turco Abdullah Gul e Hakan Fidan, attuale capo dell’agenzia di spionaggio turca MIT. «Ci sono foto di me con tutti. Quindi fare affermazioni sulla base della visita di qualcuno e di fotografie con me è solo insensato», ha ripetuto Gulen.


Nel frattempo il governo di Ankara ha annunciato che i sospetti golpisti appartenenti a Feto, l’organizzazione di Fethullah Gulen, dovranno indossare una divisa apposita ogni volta che dovranno comparire in tribunale. «I nostri tribunali stanno agendo in linea con il principio dello stato di diritto, ma è opportuno che i sospetti seguaci di Feto vi indossino delle divise. Le disposizioni saranno decise dal nostro ministero della Giustizia», ha affermato Kurtulmus.


La misura scaturisce dal dibattito che si è accesso in Turchia dopo che un imputato, accusato di aver partecipato al tentativo di golpe, si è presentato davanti al giudice indossando una maglietta con la scritta ‘eroe’.