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Grecia, sciopero del turismo. Ma il governo non vuole sentire

Lindro
21 Luglio 2017

24 ore di stop indette dalla Federazione panellenica degli operatori della ristorazione e delle professioni turistiche (Poee-yte)


24 ore di stop per il turismo in Grecia ieri. La Federazione panellenica degli operatori della ristorazione e delle professioni turistiche (Poee-yte) ha infatti annunciato uno sciopero per richiedere delle migliori condizioni di lavoro. 21

In un contesto economico che vede un alto tasso di disoccupazione, il 23,6% (ma tra i giovani è al 47,3%), la concorrenza per i posti di lavoro stagionali sta diventando spietata, portando, secondo la Poee-yte, a un costante peggioramento delle condizioni di lavoro. «L’80% degli impiegati del settore turistico ha un contratto stagionale», spiega Panagiotis Proutzos, presidente della Federazione panellenica.

Ma il contratto stagionale, della durata di sei mesi, non è l’unico svantaggio. Stipendi e orari finiscono infatti anch’essi nel mirino: «I salari negli alberghi oscillano tra i 700 e i 900 euro al mese, ma per sei o addirittura sette giorni di lavoro per settimana, senza pagamento degli straordinari o del lavoro domenicale. Nei ristoranti gli stipendi sono invece solitamente di 586 euro al mese, cioè il minimo consentito per legge. E solo per le posizioni più qualificate, come i cuochi, si arriva a 700–800 euro mensili».

E nel mirino finiscono la deregulation del settore del turismo, così come la ‘manipolazione’ delle relazioni di lavoro. E pensare che il turismo greco produce quasi un quinto del Pil nazionale e quest’anno dovrebbe fruttare al Paese 35 miliardi di euro. La ministra del Turismo, Elena Kountoura, ha affermato che il turismo greco sta crescendo a una velocità del 7% annuo contro una media internazionale del 3–4%. Ma il governo non sembra volersi occupare seriamente della questione, ammette il Poee-yte.  Anche perché adesso la Grecia ha appena ottenuto la presidenza del meeting dell’Ocse sul Turismo e lo sviluppo sostenibile, che si terrà a Parigi ad ottobre ed è stato premiato anche dal World Economic Forum nel suo ultimo ‘Indice mondiale della competitività turistica’. E allora se un modello funziona, perché cambiare? Peccato che però la realtà, quella che c’è dietro al successo, sia ben altra.