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Africa: da est a ovest ancora terrorismo

25 Luglio 2017

Attacchi di gruppi di fanatici in Somalia, Kenya e Nigeria

‘Crisis Watch’ è una sorta di bollettino a caduta semestrale, curato dal think tank ‘International Crisis Group’, che presenta degli aggiornamenti per quanto riguarda le più importanti crisi globali. Si va da vere e proprie guerre a violazioni di diritti umani, abusi governativi, crimine e tensioni diplomatiche. Il numero di Giugno 2017, come tutti gli altri, divide il globo in diverse aree geografiche e le analizza singolarmente. Segue qui, in seguito alla sezione europea, la parte del report dedicata all’Africa.

La Somalia è ormai sinonimo stesso di crisi: la perenne situazione di instabilità politica e violenza viene confermata dal report. Al-Shabaab, la milizia islamica somala, continua a combattere con le autorità di Mogadisciu, la Missione dell’Unione Africana in Somalia (AMISOM) e persino il vicino esercito Kenyota. Il confine tra i due Paesi è costantemente monitorato da Nairobi. Il Paese è stato spesso vittima di attacchi terroristici e incursioni da parte delle milizie somale.

Autobombe e attacchi suicidi bersagliano politici, civili e turisti in entrambi i Paesi. Il 10 giugno Al-Shabaab ha preso il controllo di Buufow, un villaggio somalo. Tra il 14 e il 20 giugno i miliziani hanno fatto più di una trentina di vittime nella capitale del Paese. In Kenya, nel nord est del Paese, il gruppo armato ha ucciso diversi civili e poliziotti a inizio giugno.

In Sudan continua la lotta per la leadership del Movimento per la Liberazione del Popolo del Sudan: registrati scontri tra chi appoggia Malik Aggar e i supporter di Abdelaziz al-Hilu. Unione Africana e Nazioni Unite hanno deciso di rinnovare, il 29 giugno, la missione di peacekeeping nel Darfur (UNAMID), nonostante il taglio di personale per quanto riguarda polizia e truppe.

Evan Mawarire, pastore e capo di ‘#ThisFlag’, movimento di protesta nello Zimbabwe, è stato arrestato dopo aver preso parte a una protesta organizzata da degli studenti. Accusato di ‘causare disordine e promuovere la violenza’, Mawarire è stato preso dalle forze di polizia di Mugabe dopo un discorso agli studenti dissidenti. Sotto accusa anche Saviour Kasukuwere, membro del partito di Mugabe ZANU-PF, accusato di voler creare un ‘partito parallelo’ per rovesciare il Presidente.

Violenze in Tanzania – dove si sono registrati diversi attacchi verso politici da parte di killer non identificati –Uganda, e Angola, in cui i separatisti del Fronte per la Liberazione dell’Enclave Cabinda-Forze armate per il Cabinda (FLEC-FAC) hanno ucciso sette soldati del Governo nell’area di Buco Zau. In Cameroon Boko Haram ha intensificato gli attacchi contro soldati e civili. Venti civili sono morti in una serie di 18 attacchi suicidi nel solo mese di Giugno.

Continua la protesta delle minoranze angolofne nel Nord est e nel Sudest del Paese, in sciopero contro la marginalizzazione nelle istituzioni governative. Com’è noto, Boko Haram colpisce anche la Nigeria: in giugno ulteriori attacchi e razzie nel settentrione del Paese hanno fatto decine di morti. Non è solo il terrorismo, comunque, a preoccupare il Paese.

Continua il braccio di ferro tra compagnie petrolifere, attivisti e agricoltori. L’inquinamento delle attività estrattive nel Paese fa temere il peggio e polarizza le divisioni etniche. Gli allevatori – in gran parte di etnia Fulani – hanno accusato il Governo di Abuja di stipulare provvedimenti specificamente indirizzati contro di loro, quando quest’ultimo ha decretato la legislazione in materia di limitazioni al pascolo degli animali.

Degenera la situazione in Mali, dove non è possibile implementare gli accordi di pace del 2015, a causa delle continue violenze nel nord e nel centro del Paese. Terrorismo islamico anche in Niger: il report segnala una serie di attacchi suicidi da parte di alcune donne del Movimento per l’Unità e la Jihad in Africa Occidentale (MUJWA) in cui hanno perso la vita una decina di persone.