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Trump e l’accordo sul clima: i nodi politico-economici aperti

1 Giugno 2017

Gli Stati Uniti sono fuori dall’intesa di Parigi. Petrolieri e industria energetica più sostenibile ci guadagnano. Vendendo alla Cina soluzioni tecnologiche per catturare le emissioni di Co2. Come cambia lo scenario.

Durante la campagna elettorale il futuro presidente Usa Donald Trump aveva da subito scomunicato l’accordo di Parigi e le alleanze sul commercio firmate o delineate da Barack Obama con Cina o Europa. Poi, una volta arrivato alla Casa Bianca, le pressioni cinesi lo hanno spinto a fare le prime aperture all’intesa sul clima. Ora però Trump ha deciso: «L’accordo negoziato da Obama impone target non realistici per gli Stati Uniti nella riduzione delle emissioni, lasciando invece a Paesi quali la Cina un lasciapassare per anni». Quindi: fuori.

RESTANO SUL TAVOLO DUE OPZIONI. Ma non è detto che sia la scelta definitiva. Perché nonostante l’annuncio restano sul tavolo due opzioni: usare le pressioni di questi giorni per trattare con gli alleati una revisione degli obiettivi e degli sforzi destinati agli Usa (ipotesi non consentita dal protocollo firmato nel 2015) oppure incanalare le tematiche ambientali in accordi bilaterali con i singoli Paesi. Ecco tutti i nodi che restano aperti.