General

MONICA LANFRANCO – Il femminicidio è genocidio: il grido nudo delle donne in Argentina

2 Giugno 2017

Il corpo nella sua nudità, non quella usata per vendere prodotti, ma quella che urla la disperazione per una violenza che ogni giorno fa morire le donne del pianeta per mano di un uomo, quasi sempre un uomo che diceva di amarle. Il flash mob di martedì 30 maggio in Argentina, davanti al Palazzo di giustizia di Buenos Aires, (luogo simbolo anche per le Madres de Plaza de Mayo), ha il sapore delle rappresentazioni corali della tragedia greca.

In corteo sono 130 le donne che si fermano sulla soglia dei gradini del Palazzo: lentamente si spogliano, sistemano gli indumenti in mucchietti ordinati, e poi si sdraiano a gruppi, o solitarie, poco distanti le une dalle altre.

Le attiviste, molte delle quali partecipano al progetto del gruppo Fuerza Artística de Choque Comunicativo (F.A.C.C.) rimangono nude, per circa 10 minuti, esposte immobili a terra.

Una voce al megafono si rivolge ai poteri dello Stato ma anche alla gente comune, con un lungo testo, nel quale si nominano i vari modi usati per uccidere una donna, il tempo che ci vuole, e si dice, tra l’altro, per spiegare la performance: “Non ho altro mezzo, non ho scelta se non questa per dare una svegliata alle coscienze tranquille: son qui per dire che ho diritto al mio posto nel mondo”. Un posto che, dall’inizio dell’anno, solo in Argentina, hanno perso in 112.

Il femminicidio è un genocidio, c’è scritto nel grande striscione aperto dietro alle performers: un concetto fortissimo che inchioda ad una realtà incontestabile: quella che vede il 35% delle donne nel mondo subire violenza da parte del partner, e ogni anno oltre 66 mila donne morire uccise da uomini ‘di famiglia’.