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Generazioni

8 Giugno 2017

Le donne erano sistematicamente violentate dai proprietari terrieri. Se i mariti protestavano venivano licenziati. La mortalità infantile era altissima: più della metà dei bambini moriva prima di aver compiuto cinque anni. Gli stagionali e gli ambulanti erano trattati da schiavi. Erano soprattutto loro a riempire le navi dei migranti. Scappavano dalla fame. Mangiavano pane, castagne, perfino segatura. La carne un paio di volte all’anno. Cercavano di mettere da parte i soldi – tanti – per la traversata e arrivavano in posti dove ad accoglierli trovavano lavori pericolosi che nessuno voleva fare. Meglio di niente.

Molti entravano illegalmente, senza documenti o con documenti falsi. A un certo punto però una commissione parlamentare disse basta, troppi immigrati. Sulla base di teorie scientifiche infondate, tutti quelli che avevano determinate caratteristiche somatiche furono considerati pericolosi, potenziali criminali, selvaggi, stupratori, e accusati di ogni tipo di reato. Queste caratteristiche somatiche coincidevano con quelle di gran parte degli immigrati. L’Immigration act fu approvato il 26 maggio 1924, e di fatto vietò agli italiani di entrare negli Stati Uniti. Rimase in vigore fino al 1952.