Susanna De Ciechi, scrittrice fantasma ma non tanto
di Milena Rampoldi, ProMosaik. “La bambina con il fucile” è une dei quattro libri firmati col
propio nome dalla milanese Susanna De Ciechi,
ghost writer di professione. L’abbiamo intervistata su questa sua ultima opera fondamentale per sensibilizzare il mondo sul destino delle bambine soldato.
propio nome dalla milanese Susanna De Ciechi,
ghost writer di professione. L’abbiamo intervistata su questa sua ultima opera fondamentale per sensibilizzare il mondo sul destino delle bambine soldato.
Milena Rampoldi: Ci parli del libro
La bambina con il fucile!
La bambina con il fucile!
Susanna
De Ciechi: La bambina con
il fucile racconta in forma di romanzo la storia
di una bambina soldato e dei suoi compagni, della realtà di una guerra, il
conflitto civile in Sri Lanka durato ben ventisei anni e nonostante ciò
sconosciuto ai più, e intreccia le vicende di Pratheepa, la protagonista, con
quelle di Massimiliano Fanni Canelles, il medico che la salva. Questo libro,
ispirato a una storia vera, narra di un miracolo italiano; è un’opera di
narrativa che insegna un pezzo di storia mentre descrive la situazione dei
bambini che sono costretti a diventare soldatini per forza, come accade ancora
oggi sui fronti di guerra attivi.Offre anche uno spaccato del lavoro delle Ong,
di come operano sul campo in condizioni difficilissime, infatti, Fanni Canelles
è fondatore e presidente di @uxiliaonlus.
De Ciechi: La bambina con
il fucile racconta in forma di romanzo la storia
di una bambina soldato e dei suoi compagni, della realtà di una guerra, il
conflitto civile in Sri Lanka durato ben ventisei anni e nonostante ciò
sconosciuto ai più, e intreccia le vicende di Pratheepa, la protagonista, con
quelle di Massimiliano Fanni Canelles, il medico che la salva. Questo libro,
ispirato a una storia vera, narra di un miracolo italiano; è un’opera di
narrativa che insegna un pezzo di storia mentre descrive la situazione dei
bambini che sono costretti a diventare soldatini per forza, come accade ancora
oggi sui fronti di guerra attivi.Offre anche uno spaccato del lavoro delle Ong,
di come operano sul campo in condizioni difficilissime, infatti, Fanni Canelles
è fondatore e presidente di @uxiliaonlus.
Quali sono i motivi principali per
cui ha deciso di partecipare al progetto?
cui ha deciso di partecipare al progetto?
Io sono una ghostwriter
e scrivo le storie che altri mi raccontano; rispettando la veridicità dei fatti
le traduco in un libro, un romanzo o un memoir. Seleziono con attenzione le
proposte che ricevo, infatti, per scrivere ho bisogno di sentirmi coinvolta in
ciò che devo narrare. Quando Massimiliano Fanni Canelles, presidente di
@uxilia, mi ha proposto di raccontare di Pratheepa e dei bambini soldato dello
Sri Lanka, mi sono resa conto che si trattava di una storia speciale, una di
quelle che è obbligatorio raccontare e diffondere perché aiutano chi legge a
comprendere la realtà in cui viviamo, sia che appartenga al nostro quotidiano
sia che riguardi Paesi lontani. Così Fanni Canelles è diventato il mio
narratore per questo libro (chiamo narratori coloro che mi raccontano oralmente
una storia affinché io la scriva, romanzandola); durante la lavorazione del
testo ho raccolto altre testimonianze da coloro che, in @uxilia, hanno fatto
parte del team che è intervenuto nelle vicende srilankesi. Tutti sono
statipreziosi nel fornirmi materiale per il lavoro di documentazione,
indispensabile per la stesura del libro. Naturalmente ho parlato anche con
Pratheepa, la ex bambina soldato.
e scrivo le storie che altri mi raccontano; rispettando la veridicità dei fatti
le traduco in un libro, un romanzo o un memoir. Seleziono con attenzione le
proposte che ricevo, infatti, per scrivere ho bisogno di sentirmi coinvolta in
ciò che devo narrare. Quando Massimiliano Fanni Canelles, presidente di
@uxilia, mi ha proposto di raccontare di Pratheepa e dei bambini soldato dello
Sri Lanka, mi sono resa conto che si trattava di una storia speciale, una di
quelle che è obbligatorio raccontare e diffondere perché aiutano chi legge a
comprendere la realtà in cui viviamo, sia che appartenga al nostro quotidiano
sia che riguardi Paesi lontani. Così Fanni Canelles è diventato il mio
narratore per questo libro (chiamo narratori coloro che mi raccontano oralmente
una storia affinché io la scriva, romanzandola); durante la lavorazione del
testo ho raccolto altre testimonianze da coloro che, in @uxilia, hanno fatto
parte del team che è intervenuto nelle vicende srilankesi. Tutti sono
statipreziosi nel fornirmi materiale per il lavoro di documentazione,
indispensabile per la stesura del libro. Naturalmente ho parlato anche con
Pratheepa, la ex bambina soldato.
Quali sono i problemi a monte delle
bambine soldato?
bambine soldato?
In quasi tutti i Paesi
in cui c’è un conflitto è pratica usuale servirsi dei bambini soldato. I
bambini sono vittime predestinate, facilmente manipolabili, costano poco, le
loro menti sono plastilina nelle mani dei signori della guerra che li mandano a
morire senza alcun rimorso. Le bambine assolvono il ruolo di combattenti, ma anche
di schiave sessuali asservite ai maschi che in questi contesti mantengono il
ruolo di padroni. I ragazzini che sopravvivono, derubati dell’infanzia, spesso
vengono emarginati perfino dalle famiglie di origine e comunque hanno enormi
problemi di reinserimento. Una situazione cui è difficile porre rimedio. A Pratheepa,
la protagonista del libro La bambina con
il fucile, è andata bene grazie al fortunato incontro con Fanni
Canelles.Oggi vive nel suo villaggio d’origine, è sposata e ha un bambino di
poco più di due anni. È una risorsa a supporto delle attività promosse da
@uxilia in Sri Lanka, infatti, rappresenta un punto di riferimento per i
bambini e le mamme del sostegno a distanza e per le donne dei villaggi
beneficiarie delle attività di formazione permanente, tuttora attive,
organizzate e curate da @uxilia. Pratheepa è un esempio positivo e felice di
reinserimento sociale dei giovani ex-bambini soldato. Purtroppo non va così per
tutti.
in cui c’è un conflitto è pratica usuale servirsi dei bambini soldato. I
bambini sono vittime predestinate, facilmente manipolabili, costano poco, le
loro menti sono plastilina nelle mani dei signori della guerra che li mandano a
morire senza alcun rimorso. Le bambine assolvono il ruolo di combattenti, ma anche
di schiave sessuali asservite ai maschi che in questi contesti mantengono il
ruolo di padroni. I ragazzini che sopravvivono, derubati dell’infanzia, spesso
vengono emarginati perfino dalle famiglie di origine e comunque hanno enormi
problemi di reinserimento. Una situazione cui è difficile porre rimedio. A Pratheepa,
la protagonista del libro La bambina con
il fucile, è andata bene grazie al fortunato incontro con Fanni
Canelles.Oggi vive nel suo villaggio d’origine, è sposata e ha un bambino di
poco più di due anni. È una risorsa a supporto delle attività promosse da
@uxilia in Sri Lanka, infatti, rappresenta un punto di riferimento per i
bambini e le mamme del sostegno a distanza e per le donne dei villaggi
beneficiarie delle attività di formazione permanente, tuttora attive,
organizzate e curate da @uxilia. Pratheepa è un esempio positivo e felice di
reinserimento sociale dei giovani ex-bambini soldato. Purtroppo non va così per
tutti.
Come lottare per la loro infanzia
“normale” senza guerra e violenza?
“normale” senza guerra e violenza?
La soluzione in teoria
è semplice: basterebbe smettere di fare le guerre ed estinguere ogni forma di
violenza. Un’utopia. In realtà non credo ci sia una soluzione a quello che non
è un problema, ma uno stato di fatto. La violenza fa parte della natura
dell’uomo.Le donne e i bambini, soggetti deboli, facili da sottomettere, carne
da mandare al macello a costo zero, sono i primi a farne le spese. Ad aggravare
la situazione c’è l’indifferenza dell’opinione pubblica, dettata dalla paura di
guardare in faccia la realtà dei bambini soldato, un argomento indigesto.
Questi ragazzini disgraziati suscitano orrore, compassione, e anche un
sentimento di impotenza. Moltissima gente reagisce girando la testa dall’altra
parte, incapace perfino di ascoltare le storie di queste piccole vittime.
D’altro canto viviamo un momento storico in cui la paura e l’indifferenza la
fanno da padroni. Per fortuna ci sono anche persone che scelgono di intervenire,
ciascuno a proprio modo e con i propri mezzi, e salvano vite, ma sono sempre
troppo pochi. Eppure non è richiesto di compiere gesta eroiche per aiutare il
prossimo. Per esempio, basta anche leggere un libro come La bambina con il fucile e poi parlarne in giro per fare aprire gli
occhi alla gente. Ricordo che i proventi dalle vendite del libro sono
interamente destinati alle attività di @uxilia.
è semplice: basterebbe smettere di fare le guerre ed estinguere ogni forma di
violenza. Un’utopia. In realtà non credo ci sia una soluzione a quello che non
è un problema, ma uno stato di fatto. La violenza fa parte della natura
dell’uomo.Le donne e i bambini, soggetti deboli, facili da sottomettere, carne
da mandare al macello a costo zero, sono i primi a farne le spese. Ad aggravare
la situazione c’è l’indifferenza dell’opinione pubblica, dettata dalla paura di
guardare in faccia la realtà dei bambini soldato, un argomento indigesto.
Questi ragazzini disgraziati suscitano orrore, compassione, e anche un
sentimento di impotenza. Moltissima gente reagisce girando la testa dall’altra
parte, incapace perfino di ascoltare le storie di queste piccole vittime.
D’altro canto viviamo un momento storico in cui la paura e l’indifferenza la
fanno da padroni. Per fortuna ci sono anche persone che scelgono di intervenire,
ciascuno a proprio modo e con i propri mezzi, e salvano vite, ma sono sempre
troppo pochi. Eppure non è richiesto di compiere gesta eroiche per aiutare il
prossimo. Per esempio, basta anche leggere un libro come La bambina con il fucile e poi parlarne in giro per fare aprire gli
occhi alla gente. Ricordo che i proventi dalle vendite del libro sono
interamente destinati alle attività di @uxilia.
Sul fronte politico, le
sanzioni previste contro gli stati coinvolti nell’utilizzo di bambini soldato
di solito prevedono la loro esclusione dalle istituzioni governative, il blocco
delle risorsefinanziarie, l’embargo delle armi. Però il commercio delle armi ha
un peso importante nell’export di parecchi Paesi, anche dell’Italia, e i
traffici illegali sono all’ordine del giorno. Per contro i governi che assumono
l’obbligo di avviare programmi per il recupero dei bambini soldato e si
impegnano a perseguire i reclutatori, spesso non rispettano gli impegni presi.
sanzioni previste contro gli stati coinvolti nell’utilizzo di bambini soldato
di solito prevedono la loro esclusione dalle istituzioni governative, il blocco
delle risorsefinanziarie, l’embargo delle armi. Però il commercio delle armi ha
un peso importante nell’export di parecchi Paesi, anche dell’Italia, e i
traffici illegali sono all’ordine del giorno. Per contro i governi che assumono
l’obbligo di avviare programmi per il recupero dei bambini soldato e si
impegnano a perseguire i reclutatori, spesso non rispettano gli impegni presi.
In che modo i bambini
finiscono nella rete dei signori della guerra?
finiscono nella rete dei signori della guerra?
In alcuni contesti,
come quello citato nel libro, i ragazzi vivono all’interno di uno stato di
guerra permanente, non conoscono la pace. Capita che alcuni si arruolino
spontaneamente, soprattutto quando hanno alle spalle situazioni di particolare
disagio, magari sono soggetti ad abusi in famiglia, o sono orfani o abbandonati;
con questi i reclutatori hanno gioco facile.Nella maggior parte dei casi,
invece, subiscono la stessa sorte di Pratheepa: vengono rapiti, strappati alle
famiglie con la forza. Talvolta vengono imposte loro delle prove terribili e sono
costretti a mutilare o a uccidere un familiare o un amico. Dopo questo non
potranno più tornare indietro.
I bambini sono soggetti facilmente manipolabili, imparano in fretta, del resto
non hanno scelta considerato che si trovano a vivere in Paesi in cui la povertà
e il caos sociale non lasciano alcuna alternativa. Una volta addestrati,
vengono tenuti in uno stato costante di paura, questo li induce a obbedire
ciecamente e a commettere i crimini più atroci. Dentro una vita fatta di sola
violenza, spesso diventano ferocissimi. Soddisfano l’esigenza di ogni
conflitto: avere un costante ricambio di uomini per rimpiazzare le perdite, per
giunta a costo quasi zero.
come quello citato nel libro, i ragazzi vivono all’interno di uno stato di
guerra permanente, non conoscono la pace. Capita che alcuni si arruolino
spontaneamente, soprattutto quando hanno alle spalle situazioni di particolare
disagio, magari sono soggetti ad abusi in famiglia, o sono orfani o abbandonati;
con questi i reclutatori hanno gioco facile.Nella maggior parte dei casi,
invece, subiscono la stessa sorte di Pratheepa: vengono rapiti, strappati alle
famiglie con la forza. Talvolta vengono imposte loro delle prove terribili e sono
costretti a mutilare o a uccidere un familiare o un amico. Dopo questo non
potranno più tornare indietro.
I bambini sono soggetti facilmente manipolabili, imparano in fretta, del resto
non hanno scelta considerato che si trovano a vivere in Paesi in cui la povertà
e il caos sociale non lasciano alcuna alternativa. Una volta addestrati,
vengono tenuti in uno stato costante di paura, questo li induce a obbedire
ciecamente e a commettere i crimini più atroci. Dentro una vita fatta di sola
violenza, spesso diventano ferocissimi. Soddisfano l’esigenza di ogni
conflitto: avere un costante ricambio di uomini per rimpiazzare le perdite, per
giunta a costo quasi zero.
Come possono
libri come questo contribuire alla pace?
libri come questo contribuire alla pace?
Ribalto la domanda: è realistico
pensare che dei libri o la cultura possano contribuire alla pace nel mondo di
oggi? Non ne sono così sicura. Viviamo immersi nell’ignoranza e nelle barbarie,
quindi è un obbligo tentare la strada della diffusione della cultura, è una
questione di civiltà. Per contro, se guardo alla situazione in Italia dove il
numero dei lettori è in continuo calo mentre cresce il populismo alimentato
dall’ignoranza dilagante, devo ammettere che trovo assai difficile portare a
casa il risultato. Tuttavia ho avuto il privilegio di entrare nella storia di
Pratheepa e dei tanti bambini salvati da un manipolo di intemerati volontari
italiani. È giustosperare la situazione possa cambiare. Gli uomini, almeno
certi uomini e certe donne, sono capaci di realizzare miracoli, come racconto
nel libro. Peccato che siano in pochi ad accorgersene e a volere seguire il
loro esempio anche solo offrendo un piccolo sostegno.
pensare che dei libri o la cultura possano contribuire alla pace nel mondo di
oggi? Non ne sono così sicura. Viviamo immersi nell’ignoranza e nelle barbarie,
quindi è un obbligo tentare la strada della diffusione della cultura, è una
questione di civiltà. Per contro, se guardo alla situazione in Italia dove il
numero dei lettori è in continuo calo mentre cresce il populismo alimentato
dall’ignoranza dilagante, devo ammettere che trovo assai difficile portare a
casa il risultato. Tuttavia ho avuto il privilegio di entrare nella storia di
Pratheepa e dei tanti bambini salvati da un manipolo di intemerati volontari
italiani. È giustosperare la situazione possa cambiare. Gli uomini, almeno
certi uomini e certe donne, sono capaci di realizzare miracoli, come racconto
nel libro. Peccato che siano in pochi ad accorgersene e a volere seguire il
loro esempio anche solo offrendo un piccolo sostegno.
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Cartaceo pagine 324 – ISBN: 9788894211603
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