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Elezioni in Algeria, vince l’apatia di un Paese deluso

4 Maggio 2017

Legislative disertate: astensione alta, specie tra i giovani. Disillusi dal partito in carica dal 1962, in calo di quasi 60 seggi, e dalla crisi. Ma timorosi degli islamisti. Un clima asfittico, in vista delle Presidenziali 2018.

L’apatia contro lo status quo ha confermato il partito che governa l’Algeria dall’indipendenza nel 1962 anche alle Legislative del 4 maggio, ma con un’astensione record al 68% e un calo netto di quasi 60 seggi dai 221 del 2012 ai 164 del 2017 per il Fronte di liberazione nazionale (Fln). Un brutto colpo, ma nessuna svolta in vista: gli alleati del Raggruppamento democratico nazionale (Rnd) che hanno guadagnano quasi 30 seggi (dai 70 ai 97) si sono «messi a disposizione» dell’ottuagenario presidente Abdelaziz Bouteflika, in carica dal 1999 e malato al punto da non apparire mai nei comizi dal vivo. Anche stavolta il suo Fln ha la maggioranza assoluta in Parlamento. All’opposizione, come sempre, le sigle islamiste frammentate e incapaci di guadagnare consensi: il blocco del Movimento della società per la pace (Msp) e del Fronte per il cambiamento (Fc) porta a casa 33 seggi, terza forza del Paese.

PIÙ ATTESA PER IL VOTO FRANCESE. Nell’ex colonia del Maghreb c’è stata più attesa per le elezioni francesi che per le proprie. Le nuove generazioni di algerini sono stufe della simil-cornice democratica di ogni voto, al punto da aver montato una campagna virale per l’astensione più seguita dei comizi dei 53 partiti in corsa, saltati per mancanza di ascoltatori. Artisti e rapprer seguiti in Rete come DZjocker hanno lanciato su YouTube video per il boicottaggio, più di 3 milioni di clic in una settimana. Però i giovani hanno paura di un salto nel buio: votare l’opposizione islamista sarebbe, nella migliore delle ipotesi, inutile, nella peggiore pericoloso. Le Primavere arabe dei vicini in Libia e in Egitto si sono rivelate una sanguinosa illusione. In Algeria, con la vittoria del Fronte islamico di salvezza (Fis) alle elezioni democratiche del 1991 seguirono il colpo di Stato e la repressione dei militari.