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Alitalia, cronistoria del buco da 8 miliardi

3 Maggio 2017

Dal 1974 al 2017 lo Stato ha speso 185 milioni di euro l’anno. Il tracollo dal 2007 a oggi, quando è cominciata l’amministrazione controllata e sono stati bruciati 4,7 miliardi. Le tappe della crisi.

Otto miliardi di euro in oltre quarant’anni, circa 185 milioni di euro l’anno. Di questi, 4,7 miliardi solo dal 2007, ultimo bilancio prima del commissariamento. «Il Governo ha escluso la nazionalizzazione di Alitalia e credo che i cittadini, che hanno già pagato 7,5 miliardi, più questo prestito ponte, quindi 8 miliardi, sono molto attenti a come vengono usati i loro soldi e dobbiamo essere noi molto attenti a come vengono usati», ha detto il ministro dello sviluppo Carlo Calenda. I conti sul ‘buco’ di Alitalia sono dettagliati in un report di Mediobanca, che divide la storia del gruppo in due grandi tronconi: il primo fra il 1974 ed il 2007 ed il secondo fra il 2008 ed il 2014.

1974-2007: la gestione ‘in bonis’.
La proprietà di Alitalia è passata nel 1957 dall’Iri al Ministero delle partecipazioni statali, per tornare nel ’63 all’Iri ed essere trasferita nel 2000 al Ministero del Tesoro. Gli interventi sul capitale da parte dello Stato, spiega Mediobanca, sono diventati “particolarmente intensi” a partire dalla metà degli anni ’90.

FINO AL 1995 591 MILIONI. Fino al 1995 lo Stato aveva sborsato 591 milioni di euro, nel decennio 1996-2005, (anni in cui ai Governo si sono susseguiti Prodi, D’Alema, Amato e Berlusconi), il sostegno pubblico ha toccato i 2,34 miliardi, portando il totale a 2,94 miliardi circa. A questi si aggiungono interventi di minore consistenza, in forma di contributi pubblici per l’addestramento dei piloti (245 milioni) e ulteriori 167 milioni per l’aumento di capitale riservato a Fintecna per rilevare il 51% di Alitalia Servizi e per la successiva ricapitalizzazione.