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Rwanda, elezioni 2017: i pericoli vengono dall’esterno

19 Aprile 2017

Altro che opposizione dell’Occidente al terzo mandato di Kagame

A distanza di 23 anni dall’Olocausto il progresso sociale ed economico raggiunto in Rwanda è diventato una non notizia. Un dato di fatto che la Comunità Internazionale ha registrato e di cui inutile soffermarsi in quanto un fiume di inchiostro è stato scritto sull’argomento. Gli aspetti più interessanti sono quelli della politica interna e le relazioni regionali, in prospettiva delle imminenti elezioni, fissate per l’agosto 2017. Questi sono gli aspetti che possono delineare con chiarezza il futuro del Paese vittima dell’ultimo genocidio del Diciannovesimo Secolo.

Un dato di fatto incontestabile è la partecipazione del presidente Paul Kagame, autorizzato per referendum popolare ad accedere al terzo mandato presidenziale. Referendum indetto nel dicembre 2015 con un plebiscito a favore dello ‘Smilzo’: 98% dei sì. All’epoca rare furono le accuse di frodi elettorali ma occorre non dimenticare l’abile lavoro di propaganda svolto dal governo fin dal 2014 per raggiungere gli obiettivi sperati che ruotano su due necessità: continuare ad assicurare la continuità di potere del Fronte Patriottico Ruandese e del Clan Ugandese, capeggiato da Kagame.