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Russia tra guerra, terrorismo e protesta

11 Aprile 2017

Mosca ha buone ragioni per guardare con preoccupazione, a prima vista sorprendente, alle elezioni presidenziali del 2018

Il colpo di testa di ‘the Donald’ in Siria, che dato l’antefatto di segno prevalentemente opposto è rimbombato come un colpo di scena di prima grandezza, distrae inevitabilmente l’attenzione generale da ciò che stava offrendo la scena interna russa: qualcosa di relativamente insolito benchè meno clamoroso, per ora, e meno allarmante. Non accadeva da tempo, infatti, che nella terra del ‘nuovo zar’ tornasse ad esplodere la protesta domenicale di piazza contro il regime, non più concentrata nelle grandi metropoli ma diffusa un po’ dovunque, e che il fenomeno si ripetesse una settimana più tardi, stavolta soprattutto nella capitale, malgrado la puntuale e sbrigativa repressione.

E neppure che, quasi contemporaneamente, riesplodesse anche il terrorismo, smentendo l’immagine alquanto ammirata all’estero di un regime apparentemente capace, a differenza di altri, di tenerlo a bada, e con la strage nel metrò di San Pietroburgo seguita da altri attentati ed episodi di minore risonanza ma complessivamente rimarchevoli proprio per la loro ripetitività o ricomparsa. Tra i quali merita rilievo anche la ripresa dopo anni dell’agitazione degli autotrasportatori, forte e massiccia specie nelle aree più periferiche del Paese, contro il rincaro delle tariffe autostradali.