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Eni, l’ammissione di Shell sulla Nigeria inguaia l’azienda: il caso

14 Aprile 2017

La società anglo-olandese conferma l’esistenza di intermediari nell’acquisizione della licenza Opl 245. Mentre mail riservate citano un “Mister E” da pagare: è l’ex ministro del Petrolio Dan Etete? Gli sviluppi.

Piazzale Enrico Mattei, Eur. Alle ore 10 di giovedì 13 aprile 2017 era cominciata l’assemblea degli azionisti Eni per rinnovare il Consiglio di amministrazione. Sul tavolo, accanto all’ordine del giorno previsto, ancora una volta c’era la vicenda della presunta tangente da un miliardo di euro pagata nel 2011 dall’azienda per rilevare dalla società Malabu la licenza del blocco petrolifero Opl 245 in Nigeria. Lunedì 10 aprile la trasmissione Report era tornata a parlarne. Quindi l’ennesimo sviluppo inaspettato. Shell, la società anglo-olandese che insieme con Eni ha acquistato la licenza, ha ammesso un punto sul quale l’azienda di San Donato Milanese non ha mai ceduto di un millimetro.

«L’UNICO RIMEDIO CONTRO L’IMPASSE». Il portavoce della società anglo-olandese Shell, Andy Norman, ha detto in un’intervista al New York Times: «Nel corso del tempo si è chiarito il fatto che Dan Etete (ex ministro del Petrolio nigeriano, ndr) era coinvolto nella Malabu e che l’unico modo per risolvere l’impasse negoziale consistesse nel raggiungere un accordo con Etete e la Malabu, che ci piacesse o no». Si sapeva insomma che «il governo federale della Nigeria avrebbe indennizzato la Malabu per risolvere le sue pretese sul blocco petrolifero». Fino a questo momento, nessuna della due società coinvolte nell’acquisizione della licenza ha mai ammesso l’esistenza di intermediari. Tanto meno Dan Etete.