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EGITTO: PERCHE’ I CRISTIANI SONO NEL MIRINO

19 Aprile 2017


Prima la chiesa di San Giorgio a Tanta, vicino Il Cairo. Poi la cattedrale di San Marco ad Alessandria. Quarantaquattro le vittime, oltre centoventi i feriti. Nel giorno in cui si festeggiava la Domenica delle Palme, il 9 aprile scorso, un doppio attentato kamikaze ha allungato la lista di stragi con bersaglio i cristiani copti d’Egitto (circa nove milioni di persone, il 10% della popolazione egiziana).

Le ultime stragi

Questa piccola ma tenace comunità aveva ancora nelle narici l’odore del sangue, che si è trovata di fronte a un nuovo dolore. Appena quattro mesi fa, domenica 11 dicembre, la scia del terrorismo islamico aveva fluttuato tragicamente nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo, adiacente alla cattedrale di San Marco del Cairo. Anche in quel caso il bilancio fu devastante: ventotto morti e una quarantina i feriti.

Stavolta il terrore ha colpito agli albori della Settimana Santa. Toccante il messaggio inviato al vescovo e ai fedeli della diocesi di Tanta da Tawadros II, patriarca della Chiesa copta-ortodossa. Scampato per un soffio all’esplosione nella cattedrale di Alessandria, dove aveva appena finito di celebrare la Messa, il Patriarca ha scritto, come riporta l’agenzia Fides, che le vittime degli attentati “sono stati chiamati in cielo nel giorno di festa, per portare i rami di palma e d’ulivo davanti a Cristo stesso”.