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Terrorismo, è la diaspora del jihad la prossima minaccia

19 Marzo 2017

Nei territori Isis sono confluiti 70 mila combattenti. Che dopo la sconfitta del Califfato “migreranno” altrove, dal Kosovo all’Africa subsahariana. Bressan (Nato): «Possibile uno scenario simile al post-Afghanistan». 

Il centro storico di Mosul, fortino della moschea occupata da Abu Bakr al Baghdadi, resta da liberare dall’Isis. Dall’Iraq, l’offensiva si sposterà poi a Raqqa, nella capitale siriana del sedicente Califfato, dove ristabilire la pace sarà ancora più difficile. Ma la guerra più lunga sarà poi contrastare, nei prossimi decenni, la minaccia terroristica globale scaturita dal radicalismo islamico proliferato dal collasso di più Stati. «Una proiezione di scenario», spiega a Lettera43.it l’analista del comitato scientifico della Nato Defense College Foundation Matteo Bressan, «la possiamo avere da quel che hanno causato gli sbagli in Afghanistan, a partire dalle stragi di al Qaeda dell’11 settembre».

30 MILA STRANIERI NEI TERRITORI DELL’ISIS. I veterani dei circa 20 mila jihadisti di 30 anni fa «si sono poi propagati nel mondo: dalla Bosnia, alla Cecenia, alle Filippine». Solo nei territori dell’Isis sono arrivati «70 mila jihadisti, 30 mila stranieri. Ma in Siria le sigle anti-Assad erano circa 200» precisa l’esperto, coautore del libro Eurasia e jihadismo (Carocci editore, 2016) presentato al convegno alla Camera dei Deputati del 14 marzo 2017 sui Nuovi fenomeni del radicalismo armato.