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Stretta sulla sicurezza in Turchia, l’Onu: “2 mila vittime nel sudest, è urgente un’indagine”

10 Marzo 2017

Il rapporto delle Nazioni Unite riguarda le operazioni condotte da Ankara tra luglio 2015 e dicembre 2016. Tra i 335 mila e il mezzo milione gli sfollati

Per l’Alto commissario Onu per i diritti umani Zeid Raad Al Hussein è “indispensabile e urgente” un’indagine sulle presunte violazioni di diritti commesse da Ankara nel sudest della Turchia. Le Nazioni Unite hanno presentato a Ginevra un rapporto che denuncia l’uccisione di circa 2 mila persone tra il mese di luglio 2015 e il dicembre 2016 nel corso delle operazioni di sicurezza messe in atto dal governo turco. Il giro di vite inferto da Erdogan ha riguardato “più di 30 città e quartieri e sfollato tra 335.000 e mezzo milione di persone per lo più di origine curda”.

Secondo le informazioni ricevute dall’Onu, tra vittime figurerebbero circa 800 membri delle forze di sicurezza e circa 1.200 residenti locali, “di cui un numero non specificato potrebbe essere stato coinvolto in azioni violente o non-violente contro lo Stato”.
L’Onu ha inoltre documentato numerosi casi di uso eccessivo della forza, uccisioni, sparizioni forzate, casi di tortura, distruzione di abitazioni e beni culturali, violenze contro le donne ed altre violazioni. Pur riconoscendo le sfide complesse che la Turchia si trova ad affrontare dopo il tentato colpo di stato del luglio 2016 e nel rispondere a una serie di attacchi terroristici, Zeid si è detto “particolarmente preoccupato per i rapporti secondo i quali nessuna indagine credibile è stata condotta sulle centinaia di presunte uccisioni illegali, anche di donne e bambini durante un periodo di 13 mesi tra la fine di luglio 2015 e la fine di agosto del 2016″.