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Sciopero dell’8 marzo: tremate le femministe son tornate

7 Marzo 2017

In quasi 50 Paesi (le adesioni aumentano di giorno in giorno) la festa delle donne si celebrerà con uno sciopero globale del gentil sesso. In Italia è organizzato dal movimento “Non una di meno”. «Assistiamo a una ripresa straordinaria del femminismo degli anni Settanta»

Meno mimose, più lotte. Quest’anno l’8 marzo, giornata internazionale della donna, si festeggia con uno sciopero globale. Le donne di quasi 50 Paesi (le adesioni aumentano di giorno in giorno) incrociano le braccia e scendono in piazza per protestare contro la violenza e la disuguaglianza di genere. Una rete femminista partita dall’Argentina, che in Italia ha accolto l’invito tramite il gruppo “Non una di meno”, nato in occasione delle manifestazioni di novembre dopo la contestatissima campagna di comunicazione del Fertility Day. Le ultime ad aderire sono state le americane della Women’s March contro il presidente Donald Trump.

«Nel mondo si sta facendo largo un inedito ciclo di lotte il cui fulcro è il pensiero femminista, in tutte le sue mille sfaccettature», spiegano da “Non una di meno”. Le richieste sono trasversali, coinvolgendo diversi settori, da quello sanitario a quello culturale. Nel documento degli 8 punti per l’8 marzo si ribadisce «il rifiuto della violenza di genere in tutte le sue forme: oppressione, sfruttamento, sessimo, razzismo, omo e transfobia». Il tema non è solo la violenza maschile, per la quale l’Italia è stata appena condannata dalla Corte europea dei diritti umani per non aver agito con rapidità per proteggere una madre e un figlio. Si chiede più sostegno ai centri antiviolenza, ma anche la piena applicazione della legge 194 sull’aborto, l’accesso alla pillola abortiva Ru486, una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro (in Italia tra le più basse d’Europa). Allo sciopero hanno aderito diversi sindacati, dai Cobas alla Flc Cgil, con l’astensione dal lavoro nel settore pubblico e privato, che riguarderà anche i trasporti. Sono coinvolti anche gli studenti delle scuole e delle università. Si terranno cortei, flash mob e assemblee nelle piazze, da Nord a Sud, negli ospedali e nei luoghi di lavoro. Nessun centro antiviolenza, in prima linea nella lotta alla violenza sulle donne e spesso senza sostegno pubblico, accetterà gli inviti istituzionali delle manifestazioni rituali dell’8 marzo. «Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo», è lo slogan.