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Olanda, cresce l’odio razziale

1 Marzo, 2017

Le violenze aumentano con 2.215 casi nel 2015. Il tutto nell’indifferenza generale. Mentre i cittadini invocano meno migranti, soprattutto islamici. E la politica cavalca il fenomeno, col Pvv di Wilders che vola nei sondaggi.

Non mi diedero nemmeno il tempo di spiegare chi fossi, respirare o mostrare il mio pass del Tribunale: mi sbatterono violentemente il viso sulla macchina e mi ammanettarono». Una scena di per sé inquietante quella che racconta l’avvocatessa afroamericana Chaka Laguerre, brutalmente tratta in arresto mentre si recava al lavoro presso il Tribunale per una colpa che, a suo dire, si limitava al non essere in possesso di un documento di identità da esibire su richiesta degli agenti. E la ragione della loro violenza spropositata, secondo Laguerre, sarebbe stata prettamente legata al colore della sua pelle.

TRA INDIFFERENZA E CURIOSITÀ. Il punto è che tutto assume tinte ancora più fosche e preoccupanti se si tiene conto del fatto che non è dell’America di Donald Trump che stiamo parlando, ma dei “civilissimi” e multiculturali Paesi Bassi. Chaka Laguerre è infatti avvocatessa presso la Corte Internazionale di Giustizia de L’Aia, il principale organo giudiziario delle Nazioni unite, che ha appunto sede nel Paese dei tulipani. «Pochi olandesi si fermarono a osservare la scena, e quei pochi che lo fecero alcuni facevano addirittura dei video con i loro telefoni. Ma nessuno di loro disse una parola verso gli agenti o provò in alcun modo ad aiutarmi. Come se tutto ciò fosse normale, nell’ordine naturale delle cose».

NON UN CASO ISOLATO. L’episodio raccontato dall’avvocatessa afroamericana non è però uno spiacevole caso isolato nel panorama nazionale olandese. I freddi numeri restituiscono infatti un’immagine forte, che a tratti stride con l’idilliaco quadro di liberalità e pacifica convivenza che l’immaginario comune associa al nome dei Paesi Bassi. Secondo l’ultimo report Osce sarebbero stati ben 2.215 i casi di crimini d’odio o violenza razzista ufficialmente accertati nel Paese nel solo 2015, in cui non sono ovviamente inclusi gli attacchi non denunciati alle autorità. Ma la situazione è ancora peggiore se si considerano i soli attacchi verso la comunità islamica e i suoi appartenenti. Sono infatti 439 i crimini e gli atti di violenza fisica motivati dall’odio verso questa comunità citati nello stesso report: un ritmo infernale di più di uno al giorno. E, come se non bastasse, secondo l’associazione Meld Islamophobie (organizzazione attiva nella lotta per l’integrazione della comunità islamica) l’89% di questi attacchi sarebbe stato diretto verso donne indossanti segni distinguibili dell’appartenenza alla comunità, come il velo tradizionale.