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Napoli, il caso dei baby boss tolti dal tribunale alle famiglie

5 Marzo 2017

Dediti allo spaccio e fuori controllo, vengono allontanati dai parenti e trasferiti al Nord. Ma la vendetta dei genitori, spesso assenti o collusi, è dietro l’angolo. Già sei i provvedimenti in una settimana.



A Sparta, all’età di sette anni, i bambini venivano tolti alle famiglie ed educati dallo Stato. A Napoli sta succedendo una cosa simile coi figli dei camorristi. Allontanati dalle fogne di illegalità e di immoralità in cui sono nati e trasferiti altrove. Dove “altrove” non è solo avverbio di luogo ma anche di tempo. Proiettati in un futuro diverso da quello che la genetica, l’anagrafe e il Caso hanno ipotecato per loro. I muschilli di cui scriveva Giancarlo Siani negli Anni 80, che custodivano e spacciavano l’eroina mettendosela nelle mutande, oggi sfrecciano sui motorini, tagliano la cocaina con l’acetone e prendono le ordinazioni dei tossici al cellulare. Non sono adulti solo per questione di centimetri. D’altezza.

GLI “ORFANI DELL’ARMA”. Due di loro hanno iniziato da qualche giorno una nuova vita al Nord, in una casa famiglia. Vengono da Pizzofalcone, il budello a poche decine di metri dalla sede della Regione Campania. Li chiamano (ingiustamente) gli “orfani dell’Arma”, nel vicolo, come se i carabinieri gli avessero ammazzato i genitori mandandoli in galera per droga nel maxiblitz di un mesetto fa. I due – 12 e 15 anni – non avevano più nessuno a casa. Madre e padre, zii e cugini più grandi sono ospiti del “Grand Hotel Poggioreale”. Gli adulti facevano parte di una agguerrita organizzazione che smerciava dosi di cocaina e hashish nella Napoli-bene; e loro, i minori, stavano imparando il mestiere sul campo aiutando a confezionare i pacchetti e a gestire le piccole provviste di stupefacenti di emergenza.

STORIE DI DEGRADO E DEVIANZA. I giudici minorili ne hanno deciso l’allontanamento dalle famiglie perché il «contesto familiare, territoriale e sociale» era «gravemente pregiudizievole» al punto da «compromettere la possibilità di un equilibrato sviluppo della personalità con conseguente rischio di devianza». Sono sei in totale i minori affidati ai servizi sociali nell’ultima settimana. Storie eterogenee di degrado e di devianza. Come quella del bambino segnalato decine di volte dalle forze dell’ordine tra i calciatori delle lunghe e rumorose partite di pallone che si giocano, dopo le due del mattino, nella centralissima Piazza del Plebiscito, di fronte alla Prefettura e a Palazzo Reale. I genitori, con complicate storie criminali alle spalle, non esercitavano su di lui alcun tipo di controllo. Lo lasciavano a briglia sciolta.