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Minorenni jihadisti, una piaga sociale che scuote la Francia

13 Marzo 2017

A Parigi 53 minori vanno a processo con l’accusa di terrorismo. Non considerabili “bambini soldato”, sono un problema giuridico per il Paese. Tra emarginazione e recupero difficile. Il fenomeno.



I loro profili sono quanto mai diversi. Le loro storie uniche, personali, seppur simili. C’è il ragazzo adolescente, solitario per natura e avido di informazioni e curiosità, che nel segreto del sup pc si informa su quale possa essere il modo migliore per aiutare il popolo siriano, e “salvarlo dal genocidio” perpetrato dal presidente Bashar al-Assad. Ce n’è un altro, della stessa età, che passa le notti a scrivere lettere e mail ai jihadisti, promettendo la sua vita nel desiderio di diventare come loro, infatuatosi della loro immagine e del loro coraggio. Ma ci sono anche delle ragazze, giovani adolescenti in crescita, soggiogate dal fascino del jihad, che trovano nell’islam radicale una possibilità di sfuggire ai divieti della famiglia. Una di loro non aveva il permesso di uscire di casa se non per andare alla moschea, a pregare.

PRINCIPI ISLAMICI IGNORATI. Tutte e tre sono storie vere di giovani jihadisti francesi, tra i 53 minorenni iscritti nel registro degli indagati per terrorismo (37 maschi e 16 femmine) dal tribunale dei minori di Parigi. Tutto questo mentre sono almeno 136 gli adolescenti oggetto di misure di attenzione preventive. Il fil rouge che collega queste vite è sempre lo stesso. Spesso sono accomunate da situazioni ai limiti dell’esasperazione e dell’emarginazione sociale, altre volte no, ma le loro azioni sono frutto proprio dell’ignoranza di quei principi che dovrebbero guidare le loro mani alla battaglia, alla follia della guerra santa.