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Marta Cangi – Mircea Eliade – per un dialogo interdisciplinare e interreligioso che integrino saperi e conoscenza

Di Milena Rampoldi,
ProMosaik. Qui di seguito la mia intervista con Marta Cangi sul suo nuovo libro
su Mircea Eliade, pubblicato in collaborazione con ProMosaik.
Una breve presentazione del libro: Entriamo nel mondo di Mircea Eliade, storico delle religioni, 
antropologo, filosofo, orientalista, mitografo e saggista rumeno.
Indagando le sue innumerevoli opere, l’autrice Marta Cangi fornisce al lettore
un metodo
organico nell’approccio allo studio comparato
delle religioni.
Il metodo
morfologico-fenomenologico che viene a delinearsi diviene uno strumento utile
alla comprensione del moderno e all’apertura al
dialogo interculturale.
Un vero dialogo deve affrontare i valori centrali nelle culture dei partecipanti.
Ora, per comprendere esattamente questi valori, è necessario conoscere le fonti
religiose. Per una nitida comprensione del moderno occorre guardare il mondo
con i grandi occhiali di Eliade. La storia delle religioni ci offre chiavi di
lettura affascinanti. Vanno riscoperte le fonti spirituali delle arti,
prendendo coscienza di quanto ancora resta di mitico nell’esistenza moderna. E
si deve riflettere sulla condizione umana quale espressione dell’angoscia di
fronte al Tempo.

Che cosa ti ha spronato a studiare le
religioni?
Le religioni accompagnano il percorso umano sin dalle sue
più remote origini. Fanno parte del nostro più arcaico background e influenzano tutt’ora la vita quotidiana e la nostra
cultura. 
Occuparsi di religioni, significa essere interessati e curiosi
nei confronti di ciò che ci circonda. Semplicemente ho iniziato a studiare le
religioni per entrare in contatto con il mondo di cui faccio parte ed aprire
con esso un dialogo per cercare l’essenza della mia esistenza come donna oltre
che cittadina del mondo.

Perché’ hai scelto Eliade?
Mi sono appassionata allo studio delle religioni sin dal
primo anno di università.
La mia ricerca mancava di un metodo organico per poter
organizzare lo studio e attualizzarlo. Ho trovato quello che cercavo
nell’incontro con Eliade, egli nella sua produzione letteraria ha lasciato
degli indizi, quasi iniziatici, all’approccio dello studio comparato delle
religioni. L’incontro con Eliade lo definirei una sorta di gioco: una caccia al
tesoro senza dubbio molto stimolante.
Eliade presenta la storia delle religioni come strumento per dare una
risposta alla sete di senso dell’uomo contemporaneo, sottraendola alla
prerogativa del mondo accademico per diffondendola alla gente comune, in modo
che tutti, se interessati, possano cercare nel quotidiano le tracce di un sacro
camuffato nel profano.

Che importanza ha secondo te la
prospettiva storico-comparata delle religioni per favorire il dialogo
interreligioso?
A mio avviso la storia delle religioni è
destinata a svolgere una funzione importante nella vita culturale contemporanea.
La sua propensione ermeneutica presenta infatti degli aspetti conoscitivi utili
ad  aprire la vita ad una nuova
antropologia filosofica efficace a favorire un dialogo sempre più fecondo tra
le diverse culture moderne e tradizionali da oriente ad occidente da sud a
nord.
La storia delle religioni può diventare
la storia della coscienza umana e della sua evoluzione. La partecipazione e la
comprensione dei valori, delle forme religiose e culturali amplia la conoscenza
che l’uomo ha di sé e del suo essere al mondo 
svelando dimensioni sconosciute stimolando nuova creatività e
possibilità per esistenza.
Si delinea una nuova concezione di uomo:
più consapevole, aperto, universale, capace di costruire un dialogo.

Quali sono gli aspetti fondamentali del
pensiero di Eliade da applicare al dialogo interreligioso oggi?
Eliade assegnava, già cinquantant’anni fa, un ruolo di
cruciale importanza culturale allo studio comparato delle religioni. Egli  constatava come i popoli asiatici e i popoli
cosiddetti primitivi, apparivano sempre più all’orizzonte. Affermava che i
popoli dell’Occidente non erano più i soli a fare la storia. Affidava
all’ermeneutica la risposta sola che dell’uomo occidentale poteva offrire alle
sollecitazioni della storia contemporanea, al fatto che l’occidente era costretto,
a fare un confronto con i valori culturali degli altri. La tensione principale
del pensiero di Eliade è proprio quella di contribuire a un vero dialogo, genuino,
costruttivo e aperto che affronta i valori culturali centrali delle diverse
culture, che derivano dalla conoscenza delle loro fonti religiose. Andando al
cuore della loro esperienza, permette di costruire ponti, nel rispetto delle
differenze nella faticosa ricerca della Verità.
Egli parla di un nuovo umanesimo, nell’incontro e nella
sintesi di culture diverse, che aprono nuove prospettive alla comprensione
dell’uomo e del suo essere al mondo.
Ulteriori spiegazioni possono affacciarsi all’orizzonte
dell’uomo occidentale, e una migliore comprensione delle verità. In definitiva
si preannuncia il superamento del provincialismo culturale, l’uscita dagli
orizzonti ristretti di una sola lingua e cultura, di un unico modo di vivere e
di concepire il mondo, di una sola religione. Un allargamento che non è solo
quantitativo, ma qualitativo, un reale incontro con gli «altri» che possa
ampliare in modo stimolante e fecondo gli orizzonti culturali.

Come difendersi dalle critiche che
potrebbero muoverti i lettori visto il passato politico di Eliade?
Eliade è un personaggio complesso. La prima parte del libro (v.materiali
per una biografia intellettuale e per un bilancio storiografico) è dedicata
proprio a questo. Non si fa mistero dei trascorsi giovanili nelle file della
“Guardia di Ferro” come la sua completa
estraneità in
questioni politiche nell’ultima parte della sua
vita.  Definirne l’orientamento politico dello
studioso a me poco interessa. Al limite potremmo chiederci quanto la  visione politica possa aver influenzato la
sua produzione letteraria e scientifica.
A questo proposito sono stati
scritti saggi che propendono a favore dell’una o dell’altra ipotesi. Cio’ di
cui voglio invece indagare è il metodo con cui Eliade affronta lo studio delle
religioni. Considero il metodo privo di qualsiasi orientamento politico essendo
uno strumento, un mezzo per accedere agli studi religiosi. I contenuti possono
eventualmente essere deputabili a “incriminazioni” e contestazioni politiche ma
questo esula dalla mia analisi e ricerca.

Quali sono i temi principali del tuo
studio su Eliade pubblicato in collaborazione con ProMosaik?
Ho cercato accompagnare il lettore nella lettura della vasta
opera di Mircea Eliade partendo da una biografia intellettuale per un bilancio
storiografico, tale da provar a definire i contorni frastagliati dell’autore.
Premessa fondamentale per poter accedere all’approccio
morfologico-fenomenologico che Eliade fornisce nello studio comparato della storia
delle religioni definendone sia le chiavi interpretative (storicismo, comparazione
e della psicologia) sia quelle della morfologia del sacro attraverso le
strutture mentali, i ritmi biologici e i livelli cosmici.
Eliade ritiene che l’esperienza del sacro non è stata per le
culture arcaiche solamente una elaborazione astratta. Egli è ben consapevole
dell’aspetto storico e contingente di ogni dato religioso, che nella storia
assume dimensioni diverse, ma ciò che contraddistingue la sua ricerca è il prefissarsi
di arrivare al cuore del fenomeno, ciò per cui esso si ripete nel tempo, e si
trova, in modo più o meno analogo, in culture che provengono dai luoghi piú
disparti.
Si tratta di un’esperienza che è radicata nel più profondo
della coscienza umana individuale e di gruppo: è su questa esperienza che si
fonda addirittura la singola personalità e la vita della collettività.
Anche nella nostra civiltà l’individuo è alla ricerca di un
mondo puro e perfetto proprio come quello che gli uomini primitivi vedevano nel
mondo originariamente creato dagli dei. Nell’uomo del XXI secolo è presente:
sia la nostalgia delle origini dell’universo e della sua particolare esistenza
proprio come nei primitivi; sia la componente mitica, celata e non facilmente
ritracciabile (quel sacro che si camuffa nel profano).  Si tratta di accogliere le istanze che Eliade
propone, in particolare nell’accettazione della fondamentalità del simbolismo
religioso e della sua azione, che collega con fili sottili non solo le
dinamiche sociali, ma anche l’incessante ricerca dell’uomo di dare senso e
pienezza alla propria vita.

Sottolineando uno dei concetti chiave che ProMosaik supporta, questo lavoro
vuole offrire possibilità di nuove analisi e di sintesi per una scienza delle
religioni che comprenda religione e religioni in un rinnovato percorso
conoscitivo, accogliendo nuove epistemologie e suscitando un dibattito e un
dialogo interdisciplinare e interreligioso che integrino saperi e conoscenza.