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Le bugie del Vaticano sul sabotaggio del tribunale anti-pedofili

17 Marzo 2017

La corte per giudicare i vescovi, voluta dal papa, non è mai partita. Per la Curia era solo un’ipotesi poi superata. Ma un documento ufficiale del 2015 parla di approvazione, tempistiche e risorse. Le prove.

Il J’accuse di Marie Collins, la donna che è stata membro della Pontificia commissione per la tutela dei minori, contro la Curia vaticana, non si ferma e conosce anzi nuovi importanti capitoli. Il tribunale per giudicare i vescovi responsabili di aver insabbiato i casi di abusi sessuali sui minori – ha detto la Collins -, nonostante sia stato voluto e approvato da papa Francesco non è mai stato istituito dalla Congregazione per la dottrina della fede guidata dal cardinale Gerhard Müller. È il cuore del problema che assilla il percorso delle riforme avviata da Bergoglio. Per di più stavolta a parlare sono anche i documenti che sbugiardano la versione della Chiesa. Ma andiamo con ordine.

DIMISSIONI CLAMOROSE. L’irlandese Collins, lei stessa vittima di abusi sessuali da parte di un sacerdote quando aveva 13 anni, cattolica, impegnata da anni nel suo Paese in favore della protezione dell’infanzia, si era dimessa in modo clamoroso dalla Pontificia commissione per la tutela dei minori. Un organismo vaticano, quest’ultimo, promosso dal papa e guidato dal cardinale americano Sean Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston chiamato da Benedetto XVI ad affrontare una delle più gravi crisi scaturita dallo scandalo pedofilia che aveva investito la Chiesa americana (Boston, per capirsi, è lo scenario del film premio Oscar Il caso Spotlight dedicato appunto al celebre scandalo).