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Ieri alleati, oggi giù dal carro: ecco chi sta scaricando Renzi

9 Marzo 2017

Nessuna rivolta, sia chiaro. A scanso di imprevisti Renzi sarà confermato segretario del Pd. Eppure il vento sembra aver cambiato direzione. Tra dubbi e distinguo, iniziano a prendere le distanze parlamentari, ministri e giornali. È il vecchio vizio italico che non risparmia chi perde il potere

«Ormai Renzi sta antipatico anche a se stesso». Il Cinque Stelle Alessandro Di Battista esagera volutamente, nella nota modalità di comunicazione grillina. Eppure tocca un argomento tutt’altro che banale. Saranno gli strascichi della scissione, la dura sconfitta al referendum costituzionale, la scomparsa di incarichi di partito e di governo. Fatto sta che da qualche tempo attorno all’ex premier rottamatore il vento è cambiato. Sia chiaro, al Nazareno non ci sono rivolte in corso. Renzi non è stato abbandonato dai suoi più stretti collaboratori e anzi, con ogni probabilità sarà presto riconfermato segretario del Pd. Eppure il clima è diverso. Leader indiscusso della maggioranza dem fino a pochi mesi fa, ormai è divenuto l’oggetto di critiche e prese di distanza quasi quotidiane. Spesso proprio da parte di chi un tempo gli era più vicino. Ministri, giornalisti, parlamentari…

Domani intanto si apre l’appuntamento del Lingotto. Tre giorni di lavori dalla simbolica ambientazione – qui Veltroni battezzò il Pd una decina di anni fa – dove Renzi presenterà la sua candidatura alla guida del partito. Una sfida inedita. L’ex premier ha annunciato di voler accantonare il protagonismo di un tempo e scenderà in campo in ticket con il ministro Maurizio Martina. Ma la partita congressuale difficilmente sarà una marcia trionfale. Con le ombre del caso Consip sullo sfondo, la leadership di Renzi stavolta divide il partito. E se l’ex segretario sembra quasi certo di superare gli sfidanti Andrea Orlando e Michele Emiliano, non è affatto detto che la partita si concluda con un successo travolgente.