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Difendete la Germania! Non importa a chi racconto di essere tedesco, devo sempre spiegarlo

di Sami Omar, traduzione italiana  di Gianna Carrone, Tlaxcala, 16 marzo 2017. Abbiamo poi veramente capito bene che cosa sta succedendo qui, se per le strade si sente di nuovo il termine “contaminazione razziale*”? Nel 2017 si va alle urne per difendere la Germania!

Non sono deportabile. A qualcuno dà fastidio. A volte vengo esortato a tornarmene da dove sono venuto. Credo che il Baden-Württemberg mi riaccoglierebbe con un baciamano, ma io non voglio. Il paese dei miei genitori è – lo dice il nome – il paese dei miei genitori. Si chiama Eritrea. Non ci sono mai stato. Ogni tanto parlo con persone che vengono da là. Mi raccontano di un paese molto bello, molto straniero, pieno di brutta politica e di gente calorosa. Io racconto della Germania. Del paese della varietà etnica e della semplicità intellettuale. Del paese pieno di buone idee e disponibilità a dare aiuto. Non importa a chi racconto di essere tedesco, devo sempre spiegarlo. Alla polizia mostro la mia carta d’identità. Al controllore sul treno, il mio biglietto. Corrompo la commessa con frasi complicate e il futuro anteriore. Oggi non lo usa più nessuno. Il futuro anteriore è efficace nella sua eloquenza quanto un albero genealogico pieno di Paul e Annegret.
Il grosso equivoco è il correlare il colore della pelle, il tipo di capelli o la forma degli occhi con l’appartenenza culturale o nazionale. La verità è che per fortuna l’essere tedeschi tutto d’un pezzo non esiste. Attraverso il riconoscimento della molteplicità come realtà sociale, mantengono la propria ragion d’essere anche coloro che appunto osteggiano questa molteplicità. Io tollero che lei non debba abbandonare la Germania a causa della sua ideologia. Che loro parlino di popolo tedesco, di sangue tedesco e, in questo contesto, persino di decenza. Io sostengo che stiano danneggiando la mia patria. Chiedono ai miei figli da dove vengono, e siccome i miei figli non sono degli idioti, dicono: “Colonia”. Se non ci fossero domande del genere, il loro colore della pelle sarebbe solo il colore della pelle e non un fatto politico, né uno stigma.
Abbiamo poi veramente capito bene che cosa sta succedendo qui, se per le strade si sente di nuovo il termine “contaminazione razziale”? Se siete una donna dalla pelle chiara (meglio ancora se bionda) e pensate che ora io stia veramente esagerando, chiedete a un uomo dalla pelle scura se si sposta in metropolitana. Poi ne riparliamo!
So che la Germania ha dei problemi: quartieri poveri, zone interdette, aree di stoccaggio di scorie nucleari, i bachelor. Sono tutte difficoltà da prendere in seria considerazione. Ma nessuna che non sia risolvibile con mezzi democratici. Noi tedeschi dobbiamo semplicemente andare a votare. Dobbiamo manifestare e boicottare. Sono contento se l’AfD (Alternativa per la Germania) ha difficoltà a trovare un posto in cui tenere i suoi congressi di partito. Si appelleranno alla libertà di pensiero e alla democrazia, se si arriva di nuovo a quel punto. E noi dovremmo sostenere questo e andare a votare. Nel 2017 si va alle urne per difendere la Germania!

Orig. Rassenschande,  “oltraggio razziale”: definizione “giuridica”, prevista dai «decreti per la protezione del sangue e dell’onore tedesco» (Leggi di Norimberga) per indicare i rapporti sessuali tra ebrei e non ebrei. I nazisti attribuivano all’“ebraicità” una valenza degenerativa rispetto alla perfezione ideale della “razza” ariana, la mescolanza biologica tra ebrei e non ebrei veniva considerata una “contaminazione” inaccettabile. Nei loro discorsi, gli esponenti dell’AfD usano una perifrase, parlando dei “tedeschi sacrificati sull’altare del multiculti”; [Nota di Tlaxcala]