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TRAFFICO D’ORGANI: FATTI A PEZZI PER BUSINESS

15 Febbraio 2017


Ha visto coi suoi occhi “tanti bambini in Argentina, con queste lunghe cicatrici sulla schiena“. E da quell’incontro con le vittime senza un rene, è nato il coraggio di denunciare. “Vi autorizzo a dire che il Papa e la Chiesa ritengono la vendita di un organo umano un atto immorale. Un crimine contro l’umanità. La donazione è e deve essere un atto d’amore”. Non è un chirurgo a parlare ma Papa Francesco che già nel 2014, in occasione dell’incontro internazionale dei massimi esperti mondiali nel campo dei trapianti, riunitisi a Roma, aveva condannato il traffico di organi.

Questo “crimine contro l’umanità” è stato di nuovo al centro dell’attenzione della Chiesa il 7 e 8 febbraio scorsi nel Summit sul Traffico di organi e il turismo dei trapianti, promosso dalla Pontificia Accademia delle scienze dove si è approfondita la lotta al traffico in tutti i continenti con portavoce di numerosi Stati tra cui la Cina, dove dal 2015 è stato posto ufficialmente fine al prelievo senza consenso di organi dai detenuti nel braccio della morte.

Il fenomeno
Ma cos’è il traffico d’organi? È il reclutamento, il trasporto, la ricezione di persone viventi o non viventi oppure di uno dei loro organi attraverso l’uso della forza e di minacce oppure il rapimento, l’inganno e l’abuso di potere. In sostanza la singola parte del corpo umano è trattata come una merce, da comprare o da vendere. E diventa turismo del trapianto se coinvolge il traffico di organi o il commercio di trapianti, o se le risorse dedicate a fornire trapianti per pazienti di un Paese al di fuori del proprio compromettono la capacità di uno stato di garantire servizi di trapianto alla propria popolazione.