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Sudafrica: i preoccupanti retroscena degli scontri in Parlamento

10 Febbario 2017

Militanti dell’EFF hanno sparato contro le forze di sicurezza, mentre Zuma teneva il suo discorso

Kampala – Giovedì durante la sessione Parlamentare in occasione del discorso alla Nazione del presidente Jacob Zuma è successo l’irreparabile. Militanti del partito marxista Economic Freedom Fighters (EFF) hanno ingaggiato uno scontro a fuoco fuori dal Parlamento contro la sicurezza interna. L’esercito non è intervenuto evitando un bagno di sangue e una rivolta incontrollabile delle masse nere. Il grave incidente è un chiaro sintomo che la volontà espressa da Zuma di mantenere il potere tramite una successione presidenziale assicurata dalla sua ex moglie sta portando il Paese alla guerra civile. Il discorso alla Nazione (denominato Sosa) è il rituale annuale dove il presidente in carica fa il punto della situazione delle performance dimostrate dal governo durante l’anno precedente e fissa le priorità socio economiche per il nuovo anno amministrativo.
Gli scontri sono scoppiati dopo il rifiuto del presidente del Parlamento di concedere un minuto di silenzio in memoria delle vittime del istituto psichiatrico Life Esidimeni. Una settimana fa 94 malati mentali sono morti per mancanza di cure dopo essere stati trasferiti da strutture psichiatriche specializzate ad una organizzazione caritatevole (Life Esidimeni) rientrante nel circuito d’affari della Famiglia Zuma. Il minuto di silenzio era stato chiesto dai Parlamentari del partito marxista EFF e del partito borghese Alleanza Democratica.
A seguito del rifiuto i parlamentari dell’EFF hanno iniziato una pacifica protesta impedendo per un’ora al Presidente di iniziare il suo discorso alla Nazione. «Caro Presidente non potete rivolgervi alla Nazioni in quanto voi siete un delinquente costituzionale che sta distruggendo il Paese» pronuncia con voce tonante il deputato EFF Mbuyisen Ndlozi. Il riferimento alla condanna inflitta a Zuma dalla Corte Costituzionale è evidente. Nel marzo 2016 il presidente sudafricano era stato condannato a rimborsare il Tesoro il costo della ristrutturazione della sua villa privata nella sua provincia natale, KwaZulu-Natal: 3,4 milioni di euro fatti pagare al Tesoro inserendo la ristrutturazione del edificio privato nel pacchetto di finanziamenti per la realizzazione di infrastrutture pubbliche tese a migliorare la situazione abitativa e igienica della classe più povere e rafforzare in generale l’economia del Paese. Nonostante la condanna Zuma ha fino ad ora rimborsato 500.000 euro, dimostrando la volontà di non rimborsare la maggioranza del denaro pubblico oggetto della frode contro lo Stato.