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Psicologo di base, questione di democrazia

17 Febbraio 2017

Uno specialista da affiancare al medico di base per tutti i cittadini, a beneficio della spesa pubblica

Dati che mostrano una verità a cui non si può più voltare le spalle. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i disturbi mentali – in particolare ansia e depressione – ogni anno interessano un terzo della popolazione nell’area europea, costituendone la principale categoria di malattie croniche. A questo trend si accompagna un ‘indotto’ che si manifesta nell’aumento costante, tanto in Italia quanto nel resto del mondo industrializzato, dell’uso di psicofarmaci, oltre a determinare un flusso di denaro cospicuo tra cure pubbliche e private. E anche in risposta ad una situazione che nell’occidente si fa sempre più preoccupante, opera il Piano d’Azione per la Salute Mentale 2013-2020 (WHO Mental Health Action Plan 2013-2020) e il Piano d’Azione Europeo per la Salute Mentale (European Mental Health Action Plan), le cui traduzioni sono state da poco pubblicate.
Il mondo occidentale dunque, quell’area del globo nella quale, sulla strada dello sviluppo e della prosperità si è richiesta una mutazione graduale dello stile di vita, legato alla “necessità di essere sempre molto prestanti”, come spiega Massimo Santinello, professore di psicologia di comunità presso l’Università di Padova, nonché al concetto di “successo a tutti i costi imposto nel mondo del lavoro, nel quale si è dato risalto al valore della flessibilità ma senza tener conto che a questa, spesso, consegue un’incertezza per il futuro accompagnata da un costo psicologico molto alto”. Da qui la necessità, in un contesto di democrazia sociale che si riflette nei sistemi sanitari tipici in Europa, di un’azione di pubblica sanità che si prenda carico di quella che si inizia a profilare come un’emergenza.