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Poesia del giorno. Diego Valeri


Piazza delle Erbe

A Verona, quel turbolento
pomeriggio di tarda estate
(nuvole in giro, rotte, strappate,
per un cielo verde di vento),

m’ero incantato a contemplare
i giochi magici del sole
tra gli ombrelloni delle erbaiole,
che si riaprivano ad asciugare.

Tanta gioia m’aveva preso
(oh, la mia vecchia gioia fanciulla!),
che non pensavo proprio a nulla,
e il cuore m’era come sospeso.

Traboccavano dalle ceste
uve biondine, diafane, pallide,
su peperoni lucidi gialli
e su rosati velluti di pèsche;

dalle cannelle della fontana
si discioglievano trecce d’argento,
e una canzone di corcontento
intorno intorno si dilatava.

Mio tutto l’oro che a sprazzi pioveva
dal cielo ondoso temporalesco;
mio quel colore e profumo fresco
d’erbe bagnate, di frutti di terra!…

Ma poi che porsi, appena a sfiorare,
sopra una pèsca la mano vogliosa,
con una fitta dolorosa
mi riprese l’antico mio male;

ché mi sovvenne una tenera mano
e quella guancia delicata…
Tutta la gioia m’era mancata,
solo a pensare il tuo viso lontano.