General

Migranti, il sogno di sfondare nel calcio italiano

23 Febbraio 2017

Arrivano con l’aspirazione di diventare professionisti. Alcuni ce la fanno. Altri vengono “accolti” dalla Liberi Nantes. Tutti, però, devono affrontare una burocrazia «discriminatoria». La video-inchiesta di L43.

Viaggiare per tornare a sognare. La fuga dal proprio villaggio, dal proprio Paese che non ha più volto umano, dilaniato da guerre e persecuzioni. Scegliere di andare via per ritrovare una strada smarrita, cercarla in un altro posto, magari in Italia. Ci sono storie di migranti sbarcati nel nostro Paese che, oltre a un futuro dignitoso, provano a ricostruire parte di se stessi e delle loro ambizioni dimenticate. Il calcio, per molti giovani migranti africani, è questo, ma anche una possibilità di riscatto. Dalla fame, dalla povertà, dall’indifferenza.

DAI CENTRI DI ACCOGLIENZA AL CAMPO. Alcuni di loro oggi indossano scarpini, si incontrano la sera e giocano. Dalla strada ai centri di accoglienza, per poi arrivare sui campetti della Liberi Nantes, squadra di rifugiati politici e richiedenti asilo che dal 2007, a Roma, domina la terza categoria (ma non può essere promossa) e coltiva la passione di ragazzi provenienti da Camerun, Ghana, Senegal, Nigeria. Permette loro di sentirsi professionisti, ogni domenica. Eppure, per chi desidera soltanto calciare un pallone e fare parte di una squadra, ci sono ostacoli di natura burocratica. Il dossier promosso dall’associazione Antigone e dalla polisportiva Atletico Diritti parla di procedure complesse per l’iscrizione di minori stranieri nella Lega dilettanti calcistica.