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Giornalisti, in arrivo lo scudo anti “querele temerarie”: i numeri

6 Febbraio 2017

Presentato il ddl per scoraggiare le cause a scopo intimidatorio: previste multe fino a 50 mila euro. Doppio scopo: tutelare i cronisti e alleggerire il carico giudiziario. Perché il 90% delle denunce risulta infondato.

Querela temeraria? Se vince il giornalista il querelante deve risarcire il querelato, e non solo rifondano le spese legali sostenute, ma con «una somma non inferiore a 5 mila euro e non superiore a 50 mila». Questa l’innovazione maggiore del disegno di legge contro e per prevenire le “querele temerarie” nei confronti dei cronisti presentato a firma della senatrice del Partito democratico e componente della commissione parlamentare antimafia Lucrezia Ricchiuti.

SPESSO FREELANCE INDIFESI. Querele e diffide sono all’ordine del giorno per chi fa informazione. Tra i giornalisti dopo la pubblicazione di un articolo o di una inchiesta su alcuni temi o personaggi si contano i minuti che passano dalla pubblicazione stessa all’arrivo della lettera dell’avvocato di uno dei personaggi citati nello scritto. Perché una cosa è adire le vie legali se c’è una diffamazione, un’altra è farlo per intimidire i cronisti, toccandoli soprattutto nel portafogli (spesso i tanti freelance non godono della copertura legale del giornale su cui pubblicano) e diffidandoli così a occuparsi di determinate vicende.

OLTRE 5 MILA CAUSE INFONDATE. Una tendenza che nell’ultimo decennio è andata aumentando. A preoccupare maggiormente i querelanti è la possibilità di recuperare online anche dopo anni il trascorso giuridico, ma anche il solo fastidio di ritrovare il proprio nome in pagina, anche quando i fatti descritti sono veri, verificabili e verificati. Come ha calcolato l’osservatorio Ossigeno per l’informazione, nel 2015 sono state più di 5 mila le querele infondate: circa il 90% del totale, con richieste danni che hanno toccato quota 45 milioni di euro.