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Falsi profughi e zero rimpatri: ora è davvero emergenza sbarchi

21 Febbraio 2017

Nonostante il dialogo tra Marco Minniti e alcuni capi delle fazioni libiche, l’esodo continua. Nel 2016 sono arrivati 26.1919 migranti, ora siamo già a 2328 e i centri di identificazione sono tutti pieni. Lo strumento del rimpatrio è inefficace

«Scusa, potresti spiegarmi come si fa a scappare dal porto? Mi aspettano a Milano», chiede con disinvoltura un migrante marocchino allampanato, sbarcato il 6 febbraio scorso nel porto di Augusta con altri 212 connazionali. Anzi compaesani perché come lui, quasi tutti arrivano dallo stesso paese, Beni Mellal, per continuare a dedicarsi ad attività illecite sulla “piazza” italiana, soprattutto milanese.

Sebbene l’abile Ministro dell’Interno, Marco Minniti sia andato a Tripoli a siglare un accordo con il premier Fayez Serraj, abbia invitato alcuni sindaci libici a Roma e avviato un dialogo con alcuni capi delle fazioni libiche anche per cercare di fermare il flusso, l’esodo continua. E non è quello dei profughi, sfuggiti a guerre e persecuzioni, sempre più una minoranza. Dopo un anno record di sbarchi in Italia dalla Libia soprattutto di migranti economici provenienti dai paesi subsahariani (nel 2016, sono stati 181.436), al porto di Augusta considerato dal Viminale ormai il primo porto di approdo in Europa, nel 2016 sono arrivati 26.1919 migranti, di cui 3431 minorenni in maggioranza non accompagnati e 75 cadaveri schiacciati sui gommoni sovraffollati o ustionati dagli idrocarburi, mentre nel 2017 ne sono sbarcati già 2328.

«Forse è presto per vedere gli effetti di questo accordo – osserva il commissario Carlo Parini che guida il Gicic, la squadra specializzata nel contrasto al traffico di esseri umani della procura di Siracusa -, ma durante l’ultimo sbarco ho avuto a che fare soprattutto con marocchini che avevano numerosi decreti di espulsioni dall’Italia e anche ordini di cattura per condanne legate a reati di microcriminalità».