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Aborto, la 194 è una guerra dei diritti con due pesi e due misure

24 Febbraio 2017

Fa gridare alla discriminazione il concorso nel Lazio riservato a ginecologi non obiettori. Che però vengono esclusi dagli ospedali pubblici cattolici. Così in Italia le tutele di medici e donne sono calpestate.



La  polemica sul concorso per due medici non obiettori di coscienza lanciato dalla Regione Lazio si è trasformata in una guerra tra diritti. Diritti antitetici che convivono in una stessa legge, la 194/78, e che dovrebbero essere ugualmente tutelati e garantiti, ma che allo stato delle cose non lo sono: il diritto dei medici obiettori e quello delle donne che intendono ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg).

TUTELE, MA NON PER TUTTI. Il condizionale purtroppo è necessario perché, come spiega a Lettera43.it Mario Puiatti, presidente dell’Associazione italiana per l’educazione demografica (Aied), «mentre i medici sono automaticamente tutelati e basta che certifichino di essere obiettori al direttore sanitario dell’ospedale in cui operano, per le donne il discorso è diverso».

Aborto Aborti 13 Settembre 2013
Ridurre la discussione sul diritto all’aborto a percentuali e statistiche è limitante. Ma davanti alla richiesta del presidente dell’Ordine dei medici di Roma Giuseppe Lavra alla Regione Lazio di revocare «l’atto iniquo» dell’assunzione di due medici non obiettori perché «discriminatorio per chi esercita un diritto sancito dalla bioetica e dalla deontologia medica», forse è meglio fare parlare i numeri. Se non altro per capire da che parte stanno l’iniquità e la discriminazione.