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Palestina: notte di tensione nei campi profughi

di Antonietta Chiodo, 10 gennaio 2017.
Sempre più alta la tensione all’ interno dei
campi profughi tra Jenin e Betlemme in cui risiedono numerosi affiliati del
partito islamico, salgono così a 37 le persone arrestate in queste ore con
l’accusa per molti di loro di essere sostenitori di Hamas. L’ANP ha fatto
irruzione nelle scorse ore con armi e lancio di fumogeni, dove alcuni giovani
legati alla resistenza hanno risposto alle incursioni armate creando muri di
pneumatici in fiamme e cercando di fermare i militari sino alle prime ore
dell’alba.
 

La notte di tensione cavalca le ultime dichiarazioni del premier
israeliano Benjamin Netanhyau in cui dichiara pubblicamente : “Gerusalemme come
Nizza e Berlino” chiedendo che l’attenzione dell’ Occidente  
venga spostata dall’ occupazione militare nei
territori verso l’ISIS. Inoltre i portavoce del premier dichiarano apertamente
e non per la prima volta una eventuale affiliazione di Hamas come gruppo terroristico
legato al califfato. 
Casualmente queste affermazioni sono seguite da incursioni
armate dopo l’astensione storica degli Stati Uniti che dichiara la totale
illegalità delle colonie israeliane nella Palestina occupata, utilizzando così
la storica risoluzione ONU come fonte di alibi per poter eseguire arresti nel
cuore della notte violando di continuo i diritti umani della popolazione
palestinese. In risposta a queste affermazioni la comunità palestinese sostiene
che il camion che ha causato alle porte di Gerusalemme est pochi giorni fa la
morte di 4 militari israeliani, rappresenta sostanzialmente il risultato della
prigionia a cui sono condannati nel silenzio globale da quasi 70 anni, trovando
nella resistenza l’ unica forma di sopravvivenza e speranza. 
All’alba di questa
mattina nel campo di Farà nel nord della Cisgiordania un uomo di 32 anni, Mohammed
as-Salahi ha perso la vita. Diverse le testimonianze dei palestinesi presenti
che dichiarano irruzioni armate all’ interno delle abitazioni senza alcuna
motivazione, inoltre da dichiarazioni del rappresentate del partito popolare Khaled
Mansour non lascia dubbi in merito a quella che sembra una vera e propria
esecuzione; i bossoli raccolti sarebbero almeno 6 ed i militari sembra abbiano
aperto il fuoco ad una distanza ravvicinata.
L’esasperazione del popolo palestinese chiarisce
una impossibile forma di comunicazione o mediazione tra gli organi politici
dell’ANP e i rappresentanti di Tel Aviv.  

Sempre in queste ore l’organo di stampa Quds Press rende noti dati
allarmanti nei confronti della mancata tutela del governo in carica, rendendo
sempre più difficile la lotta contro la continua violazione dei diritti umani
che pesa innanzitutto sulle spalle dei minori. Solo nel 2016 salgono a 1.658 gli
ordini di arresto per detenzione amministrativa, con un aumento pari al 30% dal
2015. Importante ricordare che Israele emette ordini di detenzione
amministrativa senza un reale capo d’accusa, questo comporta l’ impossibilità
di tutelare in maniera adeguata da parte del legale il proprio assistito,
inoltre da rapporti di indagine dei rappresentati per i diritti dei prigionieri
palestinesi si evidenzia l’aumento di minori detenuti ed il prolungamento delle
detenzioni di trimestre in trimestre senza giusta causa. Il Rapporto sui
diritti dei Palestinesi ha evidenziato che la città di Hebron (Khalil, a sud di
Gerusalemme) detiene il primato degli ordini di detenzione amministrativa
con
  576 provvedimenti  (ossia il 34 per cento del totale), seguita
da Ramallah. 
Resta quindi da porsi la domanda ad oggi del perché si portino a
confronto il terrorismo per pura supremazia e la resistenza per pura
sopravvivenza. Molte sono le associazioni per i diritti umani impegnate in
questa lotta, una lotta che chiede semplicemente al mondo di alzare la testa ed
accorgersi di quanto la libertà non debba essere una  mera utopia ma un fatto di diritto.