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L’alfabeto dell’agenda internazionale 2017

1 Gennaio 2016

Pace in Siria lontana. Conflitti in Birmania, Congo, Yemen. Allerta terrorismo. Avanzata degli xenofobi. Nuovi assetti mondiali con Trump. L’anno si preannuncia caldo. Tutti gli appuntamenti dalla A alla Z.

Più paura che speranza. Il 2017 inizia con mille incognite sull’Atlante geopolitico mondiale. Negli ultimi mesi del 2016 si sono disegnati orizzonti impensabili solo fino a poco tempo prima. Ha scompaginato le carte la vittoria di Donald Trump e la promessa di una nuova era tra Stati Uniti e Russia. La guerra in Siria è un banco di prova di nuovi equilibri. Le elezioni in diversi Paesi mettono in dubbio relazioni internazionali e alleanze globali. Su tutto la minaccia del terrorismo. Ecco l’alfabeto dell’anno che ci aspetta.

A come Aleppo. La battaglia per la conquista della città di Aleppo è stata una svolta per la guerra civile siriana, ma la fine del conflitto resta ancora un’incognita. Il presidente Bashar al Assad con i suoi alleati russi canta vittoria e si profila così una soluzione politica delineata con l’assenso di Russia, Turchia e Iran che prevederebbe una divisione del Paese in zone controllate da autorità regionali. L’Arabia saudita vuol dire la sua, l’America di Trump probabilmente resterà a guardare. Intanto i bombardamenti contro i ribelli sono proseguiti a Damasco e le fazioni jihadiste sconfitte potrebbero continuare la guerriglia. La pace è ancora lontana.



B come Birmania. Una «catastrofe umanitaria», come l’ha definita Amnesty international, di cui si è saputo poco o nulla. In Birmania è in corso una brutale repressione della minoranza musulmana Rohingya che risiede a Ovest. I militari avrebbero commesso secondo l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr) una pulizia etnica. La transizione da dittatura militare a democrazia si sta rivelando più difficile del previsto. Sotto processo anche il premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, la figura politica civile più di rilievo del paese. È complice della repressione o è solo vittima delle decisioni dei militari?



Una manifestazione dei musulmani Rohingya in Birmania.

C come Congo.  Un altro Stato sull’orlo di una crisi con effetti imprevedibili. Nonostante la fine del suo mandato, il presidente del Congo Joseph Kabila non ha indetto le elezioni. L’opposizione, guidata Etienne Tshisekedi, ha invocato la «resistenza pacifica». Si sta delineando un accordo, ma le violenze sono in crescita.




D come DAESH. In fuga in Siria, in rotta in Iraq, assediato in Libia. Lo Stato islamico sta perdendo sul campo, ma non è per questo meno pericoloso come entità terroristica. L’attentato di Berlino lo dimostra. La sconfitta militare dell’esercito nero del Califfo potrebbe essere alle porte, ma l’estremismo islamico ha purtroppo dimostrato dal 2001 a oggi capacità di riorganizzarsi e trovare nuove denominazioni e bandiere.




E come Erdogan. Che ne sarà della Turchia? Il Sultano Recep Tayyip Erdogan sopravvissuto a un golpe è sempre più potente in patria, ma sempre più isolato nello scacchiere internazionale. Nel 2017 deve scegliere definitivamente da che parte stare e ridisegnare alleanze e aspirazioni.




F come Francia. Le elezioni presidenziali in Francia sono in programma il 23 aprile 2017. François Fillon è il candidato della destra repubblicana, Manuel Valls a gennaio si contenderà il posto nelle Primarie del Partito socialista. Emmanuel Macron, ex ministro dell’Economia, ha annunciato la sua candidatura da indipendente. L’incognita è il populismo di estrema destra di Marine Le Pen una sua vittoria metterebbe in crisi l’Europa.



G come GROßE KOALITION. Ce la farà Angela Merkel a conquistare un quarto mandato? Le elezioni sono fissate per l’inizio dell’autunno 2017. La minaccia è il movimento di estrema destra AfD. La grande coalizione tra Cdu e Spd potrebbe arginare il populismo.



H COME HONG KONG. Il 26 marzo 2017 l’ex colonia inglese di Hong Kong elegge il nuovo capo del governo. Sono elezioni controllate da Pechino che seleziona 1.200 grandi elettori. La vittoria però di un candidato troppo asservito alla Cina (come la favorita Regina Ip) potrebbe infiammare l’opinione pubblica e inaugurare una nuova stagione di proteste.




I COME IRAN. Il presidente “moderato” Hassan Rohani deve lottare per la riconferma nelle elezioni del 19 maggio 2017. È il favorito, ma il voto sarà pesantemente influenzato dalle relazioni con gli Stati Uniti. Se l’accordo sul nucleare dovesse essere cancellato da Trump, la linea estremista anti-occidentale potrebbe ritrovare forza.




J COME JAE-IN. Dopo uno scandalo che ha travolto la presidente Park Geun-hye costringendola alle dimissioni, la Corea del Sud ha in programma per il dicembre 2017 le elezioni anticipate. In lizza, leggermente favorito dai sondaggi, Moon Jae-in, candidato dell’attuale partito dell’opposizione, ma il suo rivale più accreditato è oggi Ban Ki-moon che ha finito il mandato come segretario generale dell’Onu.




K COME KIM JONG-UN. Trattato troppo spesso come una barzelletta, il leader nord-coreano Kim Jong-un è in realtà un brutale dittatore la cui passione per l’arma atomica è un pericolo per la stabilità globale. In un nuovo scenario in cui anche Trump vagheggia di potenziare l’arsenale atomico U.S.A. i deliri di onnipotenza di Kim devono essere accolti con meno risate e più preoccupazioni.




L COME LIBIA. Il Paese è ancora in preda al caos. L’accordo di Skhirat del dicembre 2015 non ha risolto lo stallo. Le condizioni di vita in Libia peggiorano, si lotta per il potere politico e il controllo delle risorse petrolifere. Proliferano le milizie e il traffico dei migranti. Sirte è ancora sotto il controllo dell’Isis. Senza nuovi negoziati il 2017 sarà un altro anno di guerra.




M COME MADURO. Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro è sempre più in difficoltà. Ha annunciato la fine del capitalismo, ha denunciato complotti, ma il Paese è in rovina e la rivolta è alle porte. La Mud (Mesa de la unidad democratica), l’organizzazione che riunisce i partiti dell’opposizione, è pronta allo scontro.




N COME NAZIONI UNITE. Trump lo ha definito «un club di chiacchiere dove la gente si diverte». Dal primo gennaio 2017 l’Onu avrà un nuovo segretario generale, il portoghese Antonio Guterres. Il suo lavoro si preannuncia molto difficile.




O COME OBAMA. Dal 20 gennaio 2017 Barack Obama sarà ufficialmente disoccupato. Ma la sua popolarità a livello globale è tale da far sospettare che si ritaglierà un ruolo nella politica internazionale. Il suo modello potrebbe essere Jimmy Carter, che dopo la fine del mandato divenne diplomatico e architetto di accordi di pace.




P COME PALESTINA. L’amministrazione Obama si è congedata con una netta condanna alla politica degli insediamenti israeliana. Troppo poco e troppo tardi. Trump ha già promesso che sarà dalla parte di Benjamin Netanyahu. Per la Palestina si preannunciano tempi bui.




Q COME QUEZON CITY. La città delle Filippine (oggi parte dell’area di Manila) è uno dei punti caldi della sanguinosa lotta alla droga scatenata dal presidente giustiziere Rodrigo Duterte eletto a maggio 2016. La comunità internazionale deve decidere se e come contenere il suo delirio squadrista. Da luglio a fine dicembre si sono registrate nel Paese 6.187 uccisioni, 2.138 in operazioni di polizia definite “legittime”, 4.049 in esecuzioni di squadroni di vigilantes incoraggiate dal presidente. Numeri non da operazioni di ordine pubblico, ma da pulizia etnica.




R COME RWANDA. Sono passati 22 anni dal genocidio e il Paese africano del Rwanda da allora è guidato dalla stessa persona, Paul Kagame. Nel 2017 sono in programma le nuove elezioni presidenziali e Kagame verrà rieletto con un plebiscito. Nel continente lo Stato è un esempio per l’innovazione e la ricostruzione sociale ed economica post bellica, ma Kagame è sempre meno presidente e sempre più dittatore.




S COME STATI UNITI. Ebbene sì, il 20 gennaio 2017 Donald Trump – magnate immobiliarista diventato star dei reality show che non ha mai avuto una carica elettiva nella sua vita – è chiamato a giurare come 45esimo presidente degli Stati Uniti. Tutto resta un’incognita. Alcune sue promesse elettorali sono già state smascherate come boutade. In politica estera si annuncia una condotta più isolazionista con un avvicinamento con la Russia, rivalità con Iran e Cina, riconciliazione con l’Israele di Netanyahu.




T COME TERRORISMO. Secondo alcuni dati nel 2016 nel mondo ci sono stati quasi 1.800 attacchi terroristici di varia natura e matrice con circa 15.900 morti. Il peggiore è uno di cui nessuno si ricorda, l’attacco del luglio 2016, rivendicato dall’Isis, nel distretto sciita Karrada di Baghdad che ha fatto 341 vittime e 246 feriti. Una guerra mondiale diffusa come l’ha definita il papa. La più grande minaccia globale del 2017.




U COME UNIONE EUROPEA. Sopravvivrà al 2017? Ogni anno se ne annuncia la fine, l’Unione europea arranca ma tira avanti. Nel 2015 doveva morire ad Atene, nel 2016 doveva sgretolarsi dopo la Brexit. Il 2017 sarà un altro anno di sfide decisive. Ma più appare fragile e a rischio e più se ne capisce l’importanza.




V COME VLADIMIR. Il 2016 è stato il suo anno. Vladimir Putin esce vincitore dalla guerra siriana (non senza lasciare dietro di sé il sangue). Vedrà alla Casa Bianca un suo “amico” (e forse ne ha agevolato l’elezione). La crisi Ucraina è ormai fuori dai radar internazionali e della Crimea nessuno parla più. Inoltre il prezzo del petrolio in rialzo ha aiutato l’economia russa e il suo popolo è completamente dalla sua parte. Il 2017 lo vedrà ancora al centro della scena globale.




W COME WILDERS. L’ultimo caudillo populista europeo è Geert Wilders, leader dello xenofobo Pvv, il Partito della libertà olandese. Il 17 marzo 2017 sfiderà il premier liberale Mark Rutte (il cui carisma è riassunto nella battuta «Mark chi?») in elezioni politiche che saranno cruciali anche per decidere la vocazione europeista del Paese.



X COME XI JINPING. Nell’autunno del 2017 è in programma a Pechino il 19esimo Congresso del Partito Comunista cinese. Deve essere rinnovato il Comitato centrale del partito e il suo Politburo, al cui interno opera il Comitato permanente. Xi Jinping dovrebbe iniziare un secondo mandato quinquennale da segretario generale del Pcc che comincia proprio col Congresso. Ma in campo ci sono delicati equilibri di potere.




Y COME YEMEN. L’ennesima guerra dimenticata: quella in Yemen. Un conflitto in stallo in un Paese diviso tra un governo appoggiato militarmente dall’Arabia saudita e sostenuto dall’Occidente e un governo ribelle sciita che ha occupato la capitale Sanaa. A farne le spese 21 milioni di civili che sono senza generi di prima necessità. Il terreno di coltura ideale per terroristi e jihadisti. Nessuno spiraglio all’orizzonte.



Z COME ZUCKERBERG. Ha definito Facebook una “media company”, ma nel 2016 ha seminato notizie fasulle che hanno influenzato gli scenari politici globali. Mark Zuckerberg ormai controlla l’opinione pubblica mondiale con una piattaforma utilizzata mensilmente da un miliardo e 790 milioni di persone. La sua lotta alle “fake news” sarà determinante anche per le sfide politiche internazionali del 2017.