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I rifugiati africani protestano contro la crudele politica delle deportazioni in Israele

di MiddleEeastMonitor,
27 gennaio 2017, traduzione italiana di Milena Rampoldi, ProMosaik.  
 Una fotografia di rifugiati africani in Israele [Rudychaimg/Wikipedia]
Le agenzie di stampa israeliane riportano che circa 1.000 rifugiati e richiedenti
asilo si sono ritrovati al di fuori della Corte Suprema di Gerusalemme per
protestare contro l’espulsione dei rifugiati da parte di Israele che li invia
in stati terzi africani.
Gli organizzatori della protesta sostengono che i richiedenti asilo deportati
in stati terzi quali il Ruanda vengono poi rispediti sistematicamente in
Uganda, ove non hanno alcuno stato legale e rischiano dunque di essere
rimpatriati in Eritrea.
Oltre 10.000 richiedenti asilo africani, la maggior parte dei quali
proviene dal Sudan e dall’Eritrea, sono stati rinchiusi nella prigione di Holot
nel deserto del Negev, con degli ufficiali che potevano tenerli dietro le
sbarre per un massimo di 12 mesi.
La legge internazionale proibisce di rinviare i richiedenti asilo nei loro
paesi d’origine, se questi si trovano in una zona di guerra o mettono a
repentaglio la vita di queste persone. Israele nonostante questo divieto ha
concluso degli accordi con questi paesi terzi africani al fine di riprendersi
alcuni di questi richiedenti asilo.
In una lettera indirizzata alla Corte Suprema, gli organizzatori della
protesta hanno accennato alla politica coercitiva di questi “paesi terzi”,
mettendo in rilievo come “questa politica sia crudele, illegale ed
inaccettabile. Non possono imprigionarci o gettarci in altri paesi africani che
non sono i nostri e che non ci accettano.”
Nella lettera si richiedeva anche alla Corte Suprema di contrastare questa politica
“crudele” e  di esaminare in modo giusto
e trasparente tutte le richieste di asilo. Queste persone non stanno chiedendo
la nazionalità o una residenza a tempo indeterminato.
“Non chiediamo altro che l’esame della nostra domanda di asilo. Vorremmo
solo rimanere qui in pace fino a poter ritornare in patria in modo sicuro”,
aggiungeva.
Reuven Abergel, uno dei fondatori del movimento israeliano Black Panther,
che lottava per i diritti degli ebrei provenienti dal Medio Oriente e dal Nord
Africa, partecipava anche alla protesta.
Secondo il giornale israeliano Haaretz, Abergel si rivolgeva ai dimostranti con le
seguenti parole: “Siete venuti qui esattamente come gli ebrei all’indomani della
Seconda Guerra Mondiale, che hanno richiesto un porto sicuro, un tetto e un’abitazione
per loro e le loro famiglie.”
Ha detto al gruppo di dimostranti che lo Stato di Israele dovrebbe “vergognarsi
del modo in cui vi tratta” e che il governo deve rilasciare i rifugiati e dare
loro un posto all’interno della società israeliana.
“Anche noi una volta eravamo rifugiati”, ha concluso.