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Grecia, due anni di Tsipras non risolvono il crac

28 Gennaio 2017

Il debito pubblico cresce. La disoccupazione resta alle stelle. Povertà e disagio sociale sono in aumento. Mentre l’Unione europea torna a spaccarsi con il Fmi. Per Atene la tempesta non è ancora passata.

Non un euro di più che anche Bruxelles chiederà. A due anni dalle elezioni che portarono al governo Syriza, il partito di sinistra radicale ed ecologista greco, il leader Alexis Tsipras ha promesso alla popolazione lo stop a nuove misure d’austerity che non hanno fermato il crac di Stato, anzi aggravano l’emergenza sociale. Come i premier italiani Matteo Renzi e ora Paolo Gentiloni, richiama l’Ue a misure per la ripresa e la crescita economica, «un rafforzamento che servirebbe anche all’Unione».

IL TERZO SALVATAGGIO. Di Grecia si parla a torto poco dalla crisi dell’estate 2015 quando a uno Tsipras che, con il suo al tempo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, sfidava Bruxelles e la linea dura tedesca con misure socialiste, scrissero gli inglesi fu «fatto il waterboarding». Dopo un Eurosummit sfociato in una notte drammatica, il premier ellenico fu costretto ad accettare un terzo piano di salvataggio durissimo, pena l’uscita dall’euro al quale i greci erano in maggioranza contrari.

REFERENDUM INGNORATO. Al referendum dissero no anche all’austerity, ma fu loro ancora imposta con tagli e massicce privatizzazioni. Syriza, costretta a tradire il proprio programma, è rimasta in sella dopo le dimissioni di Tsipras e la sua riconferma, nel voto anticipato di settembre 2015. Da allora i riflettori si sono spenti, se non per qualche sporadico flash come il summit anti-austerity del settembre scorso ad Atene che richiamò all’ombra del Partenone anche Renzi e il presidente socialista francese François Hollande.