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Yemen, il disastro non si ferma

22 Dicembre 2016

Il Paese e la popolazione sono ormai allo stremo, il costo della guerra è altissimo

Il 2016 si chiude senza che nessun passo avanti verso una soluzione di pace sia stato fatto nella guerra in corso nello Yemen. Nelle ultime settimane, anzi, il conflitto ha svelato l’ennesima nota di preoccupazione: l’utilizzo di bombe a grappolo da parte della coalizione a guida saudita. Nei giorni scorsi, la coalizione ha fatto sapere che smetterà di utilizzare bombe a grappolo in Yemen. A assicurarlo il governo dell’Arabia Saudita, stando a quanto riporta il portale ‘Al-Jazeera‘. Il ministro britannico della Difesa Michael Fallon aveva confermato la notizia di un’inchiesta avviata dal governo per far luce sull’impiego di questo tipo di armi – bandite da una convenzione internazionale, di cui Londra è firmataria – e di produzione britannica.
Fallon, portavoce di un governo in forte imbarazzo per lo scandalo, ha specificato che tuttavia ne è stato utilizzato “un numero ristretto”. L’inchiesta è scattata dopo varie denunce di organizzazioni per i diritti umani, tra cui un report rilasciato a maggio scorso da Amnesty International. Se in un primo tempo Riad aveva negato le accuse, secondo ‘Al-Jazeera‘ ora ha indirettamente confermato l’utilizzo degli ordigni modello BL-755, assicurando di aver trasmesso a Londra la sua decisione. Ad ‘Al-Arabya Tv‘ poi, il generale Ahmed al-Assiri ha detto: «Le bombe BL-755 sono impiegate in modo limitato e non nelle aree residenziali. Non le usiamo dove si concentra la popolazione civile». Al contrario, «sono usate contro obiettivi militari legittimi per difendere le città e i villaggi sauditi contro i continui attacchi delle milizie houthi, che hanno causato morti tra i civili sauditi», ha aggiunto. Per poi concludere: «la coalizione non ha violato il diritto internazionale dal momento che Riad non ha firmato la risoluzione contro le bombe a grappolo».
Da marzo 2015 l’Arabia Saudita è alla testa di un intervento armato in Yemen per reprimere la ribellione della minoranza sciita degli houthi, sostenuta dall’Iran. La ribellione è scoppiata con l’intento di rovesciare il governo sunnita di Abdallah Saleh, contestato perchè avrebbe favorito la corruzione e atti di discriminazione ai danni degli sciiti nel Paese. Le bombe a grappolo spargono sul terreno ordigni più piccoli che esplodono o in ritardo, oppure affatto. Non è facile individuarle per bonificare il terreno, e rappresentano una seria minaccia per i civili che potrebbero farle accidentalmente detonare anche una volta concluso il conflitto. I loro colori vivaci attirano poi più facilmente i bambini. 
Se anche l’utilizzo di questo tipo di arma dovesse cessare, la situazione per il Paese migliorerà di ben poco. L’Arabia Saudita non ha nessuna intenzione di addivenire ad una soluzione che non sia far capitolare gli houthi. Scorsa settimana Re Salman d’Arabia Saudita era stato chiaro circa la determinazione di Riad ad impedire che lo Yemen diventi «una base o un punto di passaggio» per un partito o un Paese che minacci la sicurezza del Golfo, alludendo all’Iran e all’Hezbollah libanese.
«Non accetteremo nessuna ingerenza negli affari interni dello Yemen» o che questo Paese «diventi una base o un punto di passaggio per uno Stato o partito che minacci la sicurezza e la stabilità del regno (saudita) e della regione» del Golfo, ha avvertito re Salman. Il sovrano non ha fatto nessun riferimento esplicito all’Iran – rivale regionale dell’Arabia Saudita – o a Hezbollah, ma alti esponenti sauditi e del Golfo accusano regolarmente Teheran e la milizia libanese pro-iraniana di sostenere militarmente i ribelli yemeniti Houthi che controllano la capitale San’a e il Nord dello Yemen, al confine con l’Arabia saudita.
Il Paese è a pezzi. Con il proseguimento della guerra sono infatti peggiorate le condizioni degli yemeniti. Problemi come la gestione di feriti, disabili e sfollati, la disoccupazione crescente, la diffusione delle epidemie e la malnutrizione della popolazione non lasciano spazio alla speranza.