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Poesia del giorno. Adrienne Rich


Cartografie del silenzio

1.

Una conversazione inizia
con una menzogna. E chiunque

parli la cosiddetta lingua comune avverte
lo spaccarsi dell’iceberg, la deriva

come impotente, come contro
una forza della natura

Una poesia può iniziare
con una menzogna. Ed essere strappata.

Una conversazione segue altre leggi
si ricarica con la propria

falsa energia. Non può essere
strappata. Ci si infiltra nel sangue. Si ripete.

Con la sua punta irreversibile incide
l’isolamento che nega.

2.

Il programma di musica classica
che per ore e ore risuona nell’appartamento

il sollevare e risollevare
e sollevare ancora il telefono

le sillabe che scandiscono
ora e sempre il vecchio soggetto

la solitudine del bugiardo
che abita la rete convenzionale della bugia

gira i comandi per affogare il terrore
sotto la parola non detta

3.

La tecnologia del silenzio
I rituali, il bon ton

la confusione di termini
silenzio non assenza

di parole o musica o persino
suoni grezzi

II silenzio può essere un piano
rigorosamente eseguito

la cianografia di una vita

È una presenza
ha una storia         una forma

Non confonderlo
con alcun tipo di assenza

4.

Quanto calme, quanto inoffensive queste parole
cominciano a sembrarmi

se pure iniziate in dolore e rabbia
Posso sfondare questa pellicola di astrazione

senza ferire me o te?
Qui c’è abbastanza sofferenza

È per questo che suona la stazione classica o jazz?
Per dare una base di senso alla nostra sofferenza?

5.

Il silenzio che denuda:
nella Passione di Giovanna d’Arco di Dreyer

la faccia di Falconetti, capelli tosati, una vasta geografia
silenziosamente percorsa dalla cinepresa

Se esistesse una poesia in cui ciò potesse accadere
e non come spazi bianchi o parole

stese come una pelle sui significati
ma come il silenzio che viene alla fine

di una notte che due persone hanno passato
parlando fino all’alba

6.

L’urlo
di una voce illegittima

Ha smesso di sentirsi, e quindi
si chiede

Come riesco a esistere?

Questo era il silenzio che volevo rompere in te
con domande, ma non avresti risposto

con risposte, ma non le avresti utilizzate
Tutto vano per te e forse per altri

7.

Era un vecchio tema anche per me:
Il linguaggio non è onnipotente –

disegnalo sui muri dove
i poeti morti riposano nei loro mausolei

Se a un cenno del poeta la poesia
potesse trasformarsi in una cosa

un fianco di granito messo a nudo, una testa alzata
accesa di rugiada

Se potesse semplicemente guardarti in faccia
con le cornee nude, inchiodandoti

fino a quando tu – e io che sogno questa cosa –
fossimo finalmente fatti luce insieme nel suo sguardo

8.

No. Lasciami questa polvere,
queste nubi esangui cupamente sospese, queste parole

che si muovono con la feroce precisione
delle dita del bambino cieco

o della bocca dell’infante
violenta per la fame

Nessuno può darmelo, già da tempo
ho assunto questo metodo

della crusca fuoriuscita dalla trama del sacco troppo larga
o della fiamma blu del gas al minimo

Se di tanto in tanto invidio
le pure epifanie allo sguardo

la visio beatifica
se di tanto in tanto sogno di voltarmi

come lo ierofante eleusino
con la sua semplice spiga di grano

per tornare al mondo concreto e immortale
quello che in fondo continuo a scegliere

sono queste parole, questi sussurri, conversazioni
da cui di tanto in tanto la verità erompe umida e verde.