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CETA-UE: questo matrimonio non s’ha da fare!

di Leopoldo Salmaso, Pressenza, 14.12.2016. Il welfare sociale ed ambientale europeo dovrebbe accelerare e diffondersi al resto del pianeta, invece burocrati e politicanti europei lo stanno smantellando perché NON rappresentano il volere dei cittadini europei, essendosi prostituiti all’idolo di un mercato avido e sadomasochista. 
(Foto di Wikipedia: Julius Nisle “Il patto col
diavolo”)

Chi ha a cuore il progresso sostenibile della vita e
dell’umanità, compresi i popoli europei e nordamericani, parli ora e sempre
più: dica chiaro e forte che il matrimonio Canada-UE (CETA) non s’ha da fare,
prima che il Parlamento Europeo ratifichi codeste nozze incestuose,
concordate il 30 ottobre fra i governi di Canada e UE.
E’ molto più facile rompere che costruire: questo vale
certamente per la qualità di vita che gli europei hanno costruito per sè, per i
loro discendenti e per l’ambiente che li ospita, con secoli di lavorìo
costruttivo. Il welfare sociale ed ambientale europeo dovrebbe accelerare e
diffondersi al resto del pianeta, invece burocrati e politicanti europei lo
stanno smantellando perché NON rappresentano il volere dei cittadini
europei essendosi prostituiti all’idolo di un mercato avido e sadomasochista.
Oggi scade il termine per presentare emendamenti alla
bozza di parere (contrario al CETA) che la Commissione Ambiente del Parlamento
Europeo (ENVI) dovrà approvare entro il 12 Gennaio prossimo. Già la Commissione
Lavoro (EMPL) ha solidamente motivato il proprio parere contrario al CETA.
Ma la commissione direttamente responsabile è quella del Commercio
Internazionale: lì  i globocrati hanno concentrato le loro prostitute, e
quelle prostitute faranno la raccomandazione “pesante” al Parlamento Europeo
perché ratifichi il CETA a Febbraio.
Perciò dobbiamo intensificare il nostro sostegno ai pochi che
rappresentano davvero il nostro volere perché possano con-vincere i molti
“distratti” o “fuorviati” o “venduti” che stanno a Bruxelles.
Ecco alcuni dei solidi motivi in base ai quali la
Commissione Ambiente raccomanda di non ratificare il CETA:
– Il CETA non ha disposizioni vincolanti per il rispetto del principio di
precauzione;
– Il CETA non ha disposizioni vincolanti per il rispetto degli standard
ambientali;
– il CETA non si limita agli ambiti in cui le legislazioni sono molto simili,
ma è onnicomprensivo;
– il CETA non rispetta il diritto alla regolamentazione degli Stati membri,
anzi, contiene disposizioni che limitano la libertà dei governi in campi
fondamentali come i servizi sanitari pubblici;
– il CETA indebolisce direttamente le leggi sugli OGM;
– il CETA non rispetta appieno la protezione delle indicazioni geografiche tipiche;
– il CETA non garantisce la riduzione degli antibiotici negli allevamenti;
– il CETA non promuove le energie rinnovabili e neppure la
riduzione delle emissioni per gli autoveicoli;
– il CETA non rispetta gli impegni per il raggiungimento degli obiettivi
climatici;
– il CETA include il meccanismo di risoluzione delle controversie ICS, che
mina la sovranità degli Stati e dell’UE a vantaggio degli investitori.
Infatti sono ben specificati i dispositivi che garantiscono agli investitori la
facoltà di citare in giudizio gli Stati presso tribunali privati (sic!),
ma non viceversa.
Il relatore della bozza di parere dell’ENVI, il belga
Bart Staes (Verdi), sottolinea che il Canada ha già fatto causa all’Unione
Europea e agli Stati Membri, in ambito WTO, per le leggi sugli OGM, per il
divieto di somministrazione di ormoni ai bovini, per i prodotti ricavati dalla
caccia alle foche e perfino sull’amianto. Inoltre il Canada ha sempre
avversato le regole europee sulle sostanze chimiche, sui pesticidi e sull’etichettatura
delle origini.

Ma il Canada non potrebbe nulla senza i complici europei. Ecco alcuni esempi:
Bart Staes accusa direttamente la Commissione Europea di aver minato
alla base la direttiva sulla qualità dei carburanti, così spianando la strada
al petrolio da sabbie bituminose del Canada.
Euractiv ha
appena rivelato che il Ministro UE alla Salute, Vytenis Andiuakitis, lo scorso
13/7 in un incontro a porte chiuse rassicurò Stati Uniti e Canada che la nuova
normativa sugli interferenti endocrini “tiene conto dei loro interessi”,
abbandonando il principio di precauzione.
A tal proposito Vito Buonsante, avvocato di ClientEarth, dichiara: “La Commissione UE
proclama di proteggere i cittadini europei e invece si
scopre che protegge gli interessi dei partner commerciali nordamericani”.

Per vanificare le trame dei globocrati e dei loro
complici europei, a cominciare da quelli che si annidano anche nella
Commissione Ambiente, la campagna Stop TTIP
Italia
 invita ad aumentare la pressione sugli eurodeputati
di quella Commissione chiedendo loro di approvare la bozza di parere
predisposta dal relatore Bart Staes, e di chiedere alla plenaria di respingere
l’accordo.
A tale scopo la campagna Stop TTIP Italia pubblica i loro nomi e i loro
contatti.
Presidente:
Giovanni La Via (PPE) giovanni.lavia@europarl.europa.eu +32(0)2
28 45217
Circoscrizione nordoccidentale (Piemonte, Valle
D’Aosta, Liguria, Lombardia):

– Renata Briano (S&D) renata.briano@europarl.europa.eu
– Alberto Cirio (PPE) – diffondi il
suo banner e contattalo
Circoscrizione nordorientale (Trentino-Alto
Adige,  Veneto,  Friuli Venezia Giulia,  Emilia-Romagna):

– Herbert Dorfmann (PPE)  diffondi il
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– Elisabetta Gardini (PPE)  diffondi il
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– Damiano Zoffoli (S&D)  diffondi il
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Circoscrizione centrale (Toscana,  Umbria, 
Marche,  Lazio):
– Simona Bonafè
(S&D)  diffondi il
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Circoscrizione meridionale (Abruzzo, Molise, Campania,
Puglia,Basilicata, Calabria):
– Massimo Paolucci
(S&D)  diffondi il
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– Aldo Patriciello (PPE)  diffondi il
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– Elena Gentile (S&D)  elena.gentile@europarl.europa.eu
– Nicola Caputo (S&D) nicola.caputo@europarl.europa.eu
Circoscrizione Insulare (Sicilia, Sardegna):
– Caterina Chinnici (S&D) – diffondi il
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