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Algeria, la caccia al nero che imbarazza UE e Unione Africana

13 Dicembre 2016

Ufficialmente si tratta della lotta contro il traffico di esseri umani dall’Africa all’Europa. In realtà..

Dal primo dicembre ad Algeri è scattata una vera e propria caccia al nero nei quartieri dove vivono gli immigrati sub sahariani. Nonostante la reticenza della autorità a fornire cifre ufficiali, circa 160.000 immigrati sarebbero stati arrestati dalla polizia nelle loro residenze e posti di lavoro. In alcuni casi gli arresti sono scattati all’uscita delle scuole quando i genitori venivano a prendere i loro bambini. Atti che hanno esposto i minori a grave violenze psicologiche legate all’arresto dei genitori e all’affidamento del minore in ‘strutture specializzate’.
Questa caccia al nero è stata decisa dal Ministero degli Interni e inserita all’interno della lotta contro il traffico di esseri umani dall’Africa all’Europa. L’obiettivo è di diminuire i flussi migratori non controllati verso il Vecchio Continente. Operazione che trasforma molti governi africani in beneficiari dei finanziamenti europei per far restare in Africa gli africani ledendo il diritto universale della libera circolazione dell’essere umano. La maggioranza degli immigrati in Algeria sono originari del Camerun, Liberia, Mali, Niger, Nigeria. Giungono nel Paese nordafricano in attesa di potersi spostare in Libia e raggiungere le coste europee. Come succede in Marocco e Sudan anche la permanenza in Algeria gli immigrati sub sahariani può durare qualche mese o qualche anno.
Normalmente gli immigrati cercano un lavoro regolare e rimangono nel Paese solo il tempo utile per risparmiare i soldi necessari per giungere in Libia e pagare l’attraversata del Mediterraneo. La criminalità ad opera di immigrati è minima, ad esclusione della prostituzione. Una giovane donna sub sahariana, grazie a costumi sessuali più naturali e liberi, in caso di comprovata ed estrema difficoltà, può essere indotta  a considerare le sue parti femminili come ultima risorsa del patrimonio personale da sfruttare. La prostituzione in Algeria da parte di donne immigrate viene tollerata in quanto permette ai maschi arabi di vivere una sfera sessuale (anche se distorta) prima del matrimonio o di evadere sessualmente da matrimoni forzati. Le prostitute nere servono anche per nascondere il fenomeno delle prostitute algerine ufficialmente non esistente.
Le testimonianze raccolte dai network francesi di informazione RFI, France24 combaciano con quelle raccolte da diverse associazioni per i diritti umani algerine e straniere (tra le quali Amnesty International). Testimonianze tutte agghiaccianti. «Non possiamo più andare a lavorare o portare i bimbi a scuola per la paura di venire arrestati. Anche andare a fare la spesa diventa un serio problema. Appena ti trovano fuori dalla tua casa di arrestano e ti deportano senza nemmeno dare la possibilità di raccogliere i propri bagagli.. Conosco molti nigeriani e maliani arrestati per strada e sbattuti su dei camion dopo che la polizia si è accertata dove alloggiano. Teoricamente i beni personali dovrebbero essere recuperati dalle forze dell’ordine e inviati nei campi di accoglienza dove sono stati trasportati i proprietari. In realtà i beni degli immigrati arrestati si trasformano in bottino di guerra per la polizia. A me hanno rubato un computer portatile, la televisione, il frigo, i vestiti e i soldi che hanno trovato nel mio appartamento», Denuncia una vittima ad RFI.
«Non siamo dei criminali. Lavoriamo 12 ore al giorno e dormiamo nei cantieri in costruzione. Trasportiamo sacchi di sabbia e pietre. Costruiamo palazzi e case con turni massacranti e poco riposo. Niente ferie. Se ci ammaliamo non veniamo pagati per tutto il decorso della malattia. Lavoriamo senza protezione e facciamo tutto quello che il capo ci dice di fare. I padroni ci chiamano ‘camerati’ ma ci trattano da schiavi. Ma non abbiamo scelta in quanto siamo clandestini. Il nostro obiettivo è di racimolare i soldi necessari per giungere in Europa e mantenere allo stesso tempo le nostre famiglie rimaste nei Paesi d’origine», spiega un migrante liberiano.
«Ci prendono per delle puttane. Ci avvicinano per strada e nei supermercati chiedendo quanto vogliamo per fare sesso. Non nego che vi siano delle immigrate che fanno le prostitute ma sono una netta minoranza. Non dimentichiamoci che la professione viene spesso scelta per necessità di sopravvivenza e si inserisce nel ben strutturato network della prostituzione algerina. Quello che è incredibile è che governo e società negano l’esistenza di prostitute algerine. Per loro le prostitute sono solo e tutte nere».