General

Ungheria, referendum sui migranti: i risultati

2 Ottobre 2016

Il referendum sui migranti manca il quorum: affluenza al 43%. Ma il premier tira dritto: «L’importante è la vittoria del no». Lo Jobbik chiede le sue dimissioni.

Il referendum sulla redistribuzione dei migranti non ha scaldato i cuori politici degli ungheresi.
Secondo i dati ufficiali comunicati dal governo di Budapest, la consultazione che si è tenuta domenica 2 ottobre non ha raggiunto il quorum del 50% degli aventi diritto al voto.
I seggi si sono chiusi alle ore 19 e l’affluenza definitiva si è attestata al 43%. Confermati gli exit poll, che davano una forchetta compresa tra il 42 e il 45%. Circa tre milioni di persone sono andate alle urne.

ORBAN TIRA DRITTO. Il premier Victor Orban ha detto in conferenza stampa che l’Unione europea dovrà «tener conto» della consultazione, anche se non è stato raggiunto il quorum. Del resto, aveva già messo le mani avanti in mattinata. Dopo aver votato, infatti, aveva dichiarato ai cronisti all’uscita dal seggio: «Non importa se il referendum risulterà valido o meno, conseguenze giuridiche ci saranno comunque. L’importante è che i no siano maggioranza». Così è stato, con il 95-98% dei votanti contrari all’insediamento pro quota dei migranti deciso a Bruxelles, secondo gli exit poll (quando il 95% delle schede è stato scrutinato, i sì sono circa il 2% e i voti nulli l’8%. I dati definitivi si sapranno soltanto lunedì, ndr). E alti esponenti di Fidesz, il partito di maggioranza cui appartiere lo stesso Orban, hanno già fatto il paragone con il referendum del 2003 sull’ingresso di Budapest nell’Unione europea, affermando che i no alla redistribuzione hanno superato quelli che furono i sì in tale occasione.

LO JOBBIK: «DEVE FARE UN PASSO INDIETRO». Sul piano interno, l’attacco all’esecutivo della destra estrema si è subito manifestato. Il partito Jobbik, accusato di essere una formazione neonazista e antisemita, ha chiesto ufficialmente al primo ministro di fare un passo indietro e si prepara a manifestare assieme alla sinistra.

MODIFICA DELLA COSTITUZIONE? Fra le possibili conseguenze per l’ordinamento ungherese, se il governo decidesse di procedere comunque nonostante il mancato quorum, ci sarebbe una modifica della Costituzione per vietare l’accoglienza di cittadini stranieri senza l’approvazione del parlamento nazionale.
Orban ha annunciato inoltre che chiederà all’Unione europea di intervenire per consentire ai singoli Stati di opporsi al ricollocamento dei profughi.
SCONTATA LA VITTORIA DEL NO. Gli ungheresi sono stati chiamati a esprimersi sulle quote di ripartizione decise a Bruxelles prima della chiusura dell’accordo con la Turchia, e prima del completamento del muro ungherese che ha ostruito la rotta balcanica. Le quote erano e sono finalizzate ad alleggerire la pressione sui Paesi del Mediterraneo, Italia e Grecia in primis. La vittoria del no è apparsa subito scontata: gli aventi diritto al voto erano 8,27 milioni e il quesito è stato posto in questi termini: «Volete voi che l’Ue possa prescrivere l’insediamento obbligatorio di cittadini non ungheresi anche senza il consenso del parlamento ungherese?».
ROTTA DI COLLISIONE CON I PARTNER UE. Con la sua dichiarazione sul quorum, tuttavia, Orban ha chiarito quale fosse la vera natura del referendum. Soltanto un viatico per una decisione che il governo, e il partito Fidesz, sembrano aver già preso. Ma che metterebbe Budapest in una pericolosa traiettoria di collisione con l’Unione europea, tanto che alcuni osservatori parlano già di «Huxit», cioè di un’uscita ungherese dall’Ue sul modello del Regno Unito.