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È il modo in cui costruiamo che ci deve far paura, non la terra che trema

27 Ottobre 2016

Mentre un altro sisma colpisce il Centro Italia, le inchieste delle procure di Genova e Roma raccontano ancora di creste sui materiali di costruzione. Una tragica coincidenza che ci deve far aprire gli occhi sulla causa dei nostri guai. Non la terra, ma quel che c’è sopra


È tragica ironia quella che fa tremare la terra, di nuovo, nell’entroterra marchigiano, mentre si legge di arresti per presunti giri di mazzette attorno al terzo valico ferroviario sulla linea Milano – Genova e la Salerno Reggio Calabria. La giustizia farà il suo corso. Ma le intercettazioni di due tra gli indagati che parla di un cemento che non è possibile collaudare perché «sembra colla», tanto è scadente fa pensare alle case con «più sabbia che cemento» de L’Aquila e della scuola di Amatrice restaurata solo quattro anni prima del sisma. E, ancora una volta, al carico enorme di responsabilità che ci portiamo dietro, a ogni scossa.

«Si rimane sempre sorpresi di quanta paura faccia un terremoto e quanta poca ne faccia una casa costruita male, la sola che procura vittime e danni», scrive il geologo Mario Tozzi su La Stampa, stamattina. Ed è difficile dargli torto. Quel che ci deve spaventare non è il sisma, ma quel che abbiamo costruito su un Paese ad altissimo rischio sismico, in ogni suo angolo.

È semplice prendersela con un dio arrabbiato o con la natura assassina, anziché con chi ha costruito e ha permesso si costruissero case senza il minimo criterio antisismico in un Paese in cui dal 1968 a oggi dodici regioni su venti sono state colpite da un sisma a carattere distruttivo
Già. È semplice prendersela con un dio arrabbiato o con la natura assassina, anziché con chi ha costruito e ha permesso si costruissero case senza il minimo criterio antisismico in un Paese in cui dal 1968 a oggi dodici regioni su venti sono state colpite da un sisma a carattere distruttivo. Nemmeno gli acquirenti sono esenti da colpe, sia chiaro: se in nessun annuncio immobiliare o quasi è menzionata l’antisismicità di un’abitazione è perché, in modo miope e sconsiderato, si crede di essere immuni dal pericolo. O, peggio, fatalisti a un punto tale da pensare che se capita, capita e non c’è nulla da fare.

Casa Italia, il piano di prevenzione antisismica del governo, è quasi una rivoluzione, in questo senso. Perché quei due miliardi l’anno messi a bilancio per la prevenzione e per adeguare al rischio sismico quante più case possibili corrispondono esattamente ai soldi che paghiamo, in media, ogni anno, per ricostruire le aree urbane colpite da un terremoto. Diciamo “quasi“, però, perché sarà vera rivoluzione quando non si sentirà più parlare di creste sui materiali di costruzione di case, strade, argini. Perché è sconfortante, al netto di ogni superstizione, anche solo chiedersi quanta morte e quanta distruzione ci saremmo risparmiati se avessimo controllato che le cose fossero fatte per bene, anziché alzare gli occhi al cielo.