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Usa-Russia, i toni si alzano in vista delle elezioni

7 Settembre 2016

Accuse di interferenze. Battaglia mediatica. Scontro su Ong e dossier più caldi. Mentre si avvicinano presidenziali Usa e parlamentari russe, cresce la tensione.


Secondo fonti d’intelligence americana, la Russia starebbe conducendo una vasta azione sotto copertura con lo scopo di seminare sfiducia nell’opinione pubblica d’Oltreoceano e gettare discredito sulle imminenti elezioni presidenziali di novembre così come sull’architettura delle istituzioni politiche negli Usa.
Lo scopo, scriveva il Washington Post alla vigilia del faccia a faccia tra Barack Obama e Vladimir Putin a margine del G20, non sarebbe di influenzare il voto, bensì di «creare il caos» e alimentare la propaganda anti-Usa all’estero, «specialmente nei Paesi della ex Unione Sovietica».
Prove? A dire il vero nessuna, ma la preoccupazione che da Mosca si stia tramando per destabilizzare gli Stati Uniti pare reale.
Almeno stando a quello che è stato fatto trapelare anche dal Congresso sullo sfondo della nuova Guerra Fredda tra Casa Bianca e Cremlino.
PUTIN E OBAMA ANCORA DISTANTI. L’incontro di Chengdu fra i due presidenti ha confermato che le distanze sui dossier più caldi, dalla Siria all’Ucraina, sono ancora forti e una rapida distensione non è in vista.
Negli Usa i falchi spingono per tenere la Russia in isolamento e, tra giustificati timori (i cyberattacchi per i quali Hillary Clinton, il 6 settembre, ha rinnovato le accuse a Mosca) e un pizzico di paranoia (Donald Trump agente del Cremlino), ogni occasione è buona per tirare acqua al proprio mulino, proprio alla vigilia dell’appuntamento elettorale a novembre.
La questione in realtà non è nuova, apertasi con la crisi ucraina del 2013-14 e arrivata già nel cuore dell’Europa, nella Germania di Angela Merkel, dove qualche mese fa i servizi segreti avevano lanciato l’allarme per presunte influenze russe volte a mettere in crisi Berlino e la cancelliera in persona.
LE POLEMICHE CON LA GERMANIA. Nemmeno in quel caso le voci apparse sui media erano state confermate, anche se le polemiche all’inizio del 2016 avevano raggiunto l’apice dopo il caso della piccola Lisa, ragazzina russo-tedesca scomparsa a Berlino, e subito ritrovata, che aveva denunciato uno stupro ad opera di un gruppo di migranti, salvo poi ritrattare: una vicenda strumentalizzata sia dai media russi (per fare propaganda contro l’Europa invasa dagli stranieri) sia da quelli tedeschi, sino al punto di creare quasi uno scontro diplomatico.
Il fatto che Merkel stia pian piano affondando da sola, come testimoniano le recenti elezioni regionali in Meclemburgo dove la Cdu è crollata spianando la strada ai populisti della Afd, è comunque la prova che Putin c’entra poco.
Tra anti-americanismo e russofobia: in tempo di elezioni si alza la tensione

È vero che la Russia da un paio d’anni ha sfoderato un’offensiva mediatica internazionale per rilanciare la propria immagine e controbilanciare il sistema informativo occidentale, ma lo è altrettanto che tra Stati Uniti ed Europa il grado di controllo e manipolazione dell’informazione non è certo pari a zero.
Il duello non è tra bufale e verità, ma corre sul filo delle mezze bugie e delle certezze non dette.
Se da una parte, quindi, Putin ha fatto dell’anti-americanismo politico sui media nazionali uno strumento di consenso interno, dall’altra la russofobia dilagante serve a precisi e medesimi scopi. E non è una coincidenza se alla vigilia delle elezioni la tensione si alzi.
IN RUSSIA SI RINNOVA IL PARLAMENTO. Prima delle presidenziali americane di novembre, si vota infatti in Russia, dove il 18 settembre deve essere rinnovato il parlamento.
Mentre il partito del Cremlino, Russia Unita, non dovrebbe incontrare intralci, grazie al consueto pilotaggio dall’alto, Putin è alle prese con la gestione degli equilibri interni che potrebbero sfociare in un ricambio al governo.
L’elettorato russo viene coagulato intorno a un nazionalismo che assume talvolta contorni straboccanti e da Mosca si offre all’Occidente la possibilità di critica che si tramuta puntualmente in contro-propaganda.
IL CASO DEL LEVADA CENTER. L’ultima puntata riguarda la legge russa per le organizzazioni non governative, in vigore da un paio d’anni, che vengono definite «agenti stranieri» se ricevono fondi dall’estero.
L’ultimo a finire nella blacklist è stato il Levada Center, storico istituto sociologico noto per i suoi rilevamenti politici, negli ultimi tempi paradossalmente favorevoli al Cremlino.
Grande indignazione tra Europa e Stati Uniti, dimentichi del modello preso da Mosca, il Foreign Registation Act datato 1938, che negli Usa obbliga alla trasparenza le organizzazioni stranieri che operano sul territorio americano.
Tra gli altri, nel rapporto del 2015, sono classificati come agenti stranieri l’Enit (l’Ente nazionale per il turismo italiano), la Bdi (la Camera di commercio tedesca) e il governo della Catalogna.