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Quelli contro l’Europa

10 settembre 2016

Paese per paese, quali sono e come vanno i partiti cosiddetti “euroscettici”: in certi posti sono molti forti, in altri non esistono

Da anni abbiamo fatto i conti, fino a trovarla familiare, con la parola “euroscetticismo”, cioè una diffidenza ostile verso l’Unione Europea, evocata soprattutto in relazione ai successi di vari partiti cosiddetti “euroscettici”: da ultimo, la vittoria del partito di destra radicale Alternativa per la Germania nel Länder del Meclemburgo-Pomerania Anteriore.
La loro recente espansione e diffusione è innegabile: fino ai primi anni Duemila contavano pochissimo praticamente ovunque ed erano inesistenti in certi paesi dalla lunga tradizione filo-europea. Oggi le cose sono cambiate: due importanti paesi dell’est Europa – Ungheria e Polonia – hanno governi apertamente euroscettici, quasi ogni nazione ha un partito che “rappresenta” l’euroscetticismo mentre in altri paesi come Austria e Francia il principale partito euroscettico è in testa ai sondaggi. Poi ci sono i paesi in cui praticamente non esiste, come la Spagna e l’Irlanda. Ma l’euroscetticismo non è uguale ovunque: in alcuni posti è associato a una certa sinistra delusa dalla “Europa delle banche”, altrove agli abitanti delle città infastiditi dall’eccessiva burocrazia, e in altri posti, più semplicemente, alla rabbia della classe medio-bassa indirizzata dai politici locali verso l’establishment europeo e gli immigrati. Abbiamo messo insieme una piccola guida per capire a che punto siamo, in ogni paese dell’Unione.