General

Poesia del giorno. Tsegaye Gabre Medhin


Il ritorno del figlio

Guarda dove metti i piedi impuro straniero
Questa è la terra dell’ottava armonia
Dell’arcobaleno: il Nero.
È la faccia oscura della luna
Portata alla luce
È la tela del capolavoro di Dio.
Fuori dai tuoi abiti forestieri impuro straniero
Sèntiti parte del grande capolavoro
Cammina in pace, cammina solo, cammina eretto
Cammina libero, cammina nudo
Lascia che le antenne della tua madre terra
Ti carezzino i piedi nudi
Lascia che il Suo alito baci il tuo corpo nudo.
Ma attento, attento a dove metti i piedi dimenticato
straniero
Questo è proprio il fondo delle tue radici: il Nero.
Dove i tamburi dei tuoi padri vibravano
Nel pauroso silenzio delle valli
Squassavano, nei corpi colossali delle montagne
Vibravano, nei petti profondi delle giungle.
Cammina orgoglioso.
Attento, ascolta i richiami degli spiriti ancestrali figliol
prodigo
Il richiamo del suolo che aspetta da sempre
Ti accolgono a casa, a casa. Nel canto degli uccelli
Riconosci sospeso il tuo cognome
Il vento soffia i nomi gloriosi dei guerrieri della tua
schiatta
La brezza leggera soffia nelle tue narici
La polvere delle loro ossa.
Cammina eretto. Gli spiriti danno il benvenuto
Al figlio perso e ritrovato.
Attento, e fuori dai tuoi abiti forestieri fratello
Sèntiti parte del grande capolavoro
Cammina nella gioia, cammina nel ritmo, cammina eretto
Cammina libero, cammina nudo
Lascia che le radici della tua madre terra ti carezzino il
corpo

Lascia che la pelle nuda assorba il sole di casa e brilli
d’ebano.