General

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sulla querela

di Lorenzo Giarelli, Linkiesta
13 Settembre 2016

Negli ultimi anni abbiamo assistito a diverse accuse di diffamazione da parte di politici e personaggi dello spettacolo e a volte la minaccia di querela è stata soltanto l’apice di un teatrino comico indesiderato

Querelo, ergo sum. Il fascino discreto della denuncia per diffamazione ha coinvolto politici, cantanti, attori, giornalisti e adesso persino un comune intero, dopo che il sindaco di Amatrice ha citato Charlie Hebdo per la vignetta satirica sul sisma. Se talvolta la querela è un utile strumento di difesa, spesso in passato è stata soltanto un goffo tentativo di difendersi da accuse giustificate o un modo per rompere le scatole al querelato. Qualche esempio?

1 – E’ UNO SPORCO LAVORO, MA QUALCUNO LO DEVE PUR FARE – Il gip di Bergamo ha archiviato un esposto di Matteo Salvini contro Davide Vecchi, un giornalista che lo aveva accusato di essere un politico professionista. Posto che sia paradossale come un politico si offenda se gli si dà del politico, il gip ha specificato che Salvini, effettivamente, non ha mai svolto un’attività civile al di fuori della carriera leghista. Sperare che un giorno inizi è diffamante? Chissà…

2 – TACI! – Siccome le capre non possono difendersi da sole, ci ha pensato l’Associazione italiana difesa animali e ambiente a farsi carico di combattere l’odiosa campagna denigrante e diffamante di Vittorio Sgarbi contro le capre. Tutto vero: un esposto alla procura di Ferrara chiedeva di multare Sgarbi e lo invitava a passare tre giorni con i pastori per apprezzare quanto intelligenti fossero le capre. Sgarbi commentò dicendo che le capre, in effetti, sono molto più intelligenti di certe persone. Quello che in realtà avrebbe voluto dire è che certe capre, in realtà, sono molto più intelligenti delle persone che lo hanno denunciato.

3 – LA QUERELA CORRE SUL FILO – Processo di Biscardi di qualche anno fa: il giornalista Gigi Moncalvo spara sull’ex Presidente del Perugia Luciano Gaucci, non presente in studio. Ad un certo punto il folkloristico Presidente interviene telefonicamente per rispondere alle accuse e con la pacatezza che l’ha sempre contraddistinto ribatte: “Moncalvo, sei la cacca del genere umano”. Moncalvo annuncia subito: “Querela! Querela!”. Nel frattempo Biscardi, come al solito, predica calma e chiede di non accavallarsi, ma sotto sotto gongola per lo sgoob.

Per esempio, dire che Matteo Salvini non ha mai lavorato un giorno in vita sua non ci costerebbe una condanna
4 – L’AMICO DI KIM– Come far infuriare Antonio Razzi? Ci è riuscito un candidato sindaco grillino, Manuel Anelli, che disse: “avere un finanziere candidato sindaco di Forza Italia è come vedere Razzi ministro della Cultura”. Querela immediata, anche perchè un uomo dalle frequentazioni internazionali di Razzi avrà visto come riduttivo un posto alla Cultura, a meno che non lo abbia offeso la parte sul finanziere.

5 – NON E’ STATO CACCIATO ENZO BIAGI – La querelle tra Vittorio Sgarbi e Marco Travaglio ha dello spassoso. Nel 2008, ospite ad Annozero, Sgabri litiga con Travaglio sull’allontanamento di Enzo Biagi dalla Rai e apostrofa l giornalista come un “pezzo di merda”. Niente di che, a parte una multa da 30mila euro. Dopo la condanna, però, Sgarbi rincara la dose e ospite dalla D’urso afferma :”sbagliai su Travaglio, non è un pezzo di merda: è una merda tutta intera”. Querela, ma applausi scroscianti per la fantasia.

6 – IO NON TI PERDONERÒ – Fece notizia quando Vasco Rossi querelò Nonciclopedia, le parodia di Wikipedia, che rimase chiuso per qualche tempo. Al cantante non piacque quel “eeeehhh” citato tra i suoi marchi di fabbrica nella pagina a lui dedicata, così come non piacquero le illazioni sul suo presunto uso di stupefacenti (presunto da che cosa, poi…). Va bene che la forza comica di Nonciclopedia è al di sotto della soglia del sorriso strappato ogni tanto, ma la querela sembra eccessiva. Anche perchè con qualcuno degli ultimi album di Vasco i fan avrebbero potuto far ben di peggio di una querela, ma non mi pare si sia arrivati a tanto.

7 – IL SOSPETTO – Uno dei nemici storici di Berlusconi è stato Antonio Di Pietro, eterno giustizialista e segugio pronto a stanare le malefatte del Cav. Ma una volta fu lo stesso Di Pietro a querelare Berlusconi. Il motivo? L’ex premier aveva detto pubblicamente che Di Pietro si era laureato grazie ai servizi segreti, perchè non era possibile che avesse preso una laurea senza sapere l’italiano. Non sappiamo se i servizi segreti facciano queste cose, ma, nel caso, Berlusconi avrebbe potuto dare una dritta all’amico Bossi: le lauree in Albania si sgamano facilmente.