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Disabili, le pagelle delle città. Vince Torino, bocciato il Sud

24 Settembre 2016

La classifica dei Comuni più accessibili. “In Asl e uffici pubblici qualcosa è cambiato. Ma negozi e locali sono ancora off limits

ROMA – Esiste un’Italia accessibile e un’Italia ostile. Ci sono luoghi, città, paesi, dove le persone disabili possono fare (quasi) una vita normale, e altri dove essere in carrozzina vuol dire ritrovarsi prigionieri di barriere, ostacoli e maleducazione. C’è, come sempre, un’Italia divisa in due, tra il Centro-nord che prova a ridisegnare le città pensando ai più fragili, e il Sud che, tranne per qualche eccezione, arranca. Vince Torino e perde Agrigento, svetta Reggio Emilia e precipita Roma. Questo almeno è il Paese che descrivono le “pagelle” sull’accessibilità delle nostre città elaborate dall’Anmil, l’associazione italiana mutilati e invalidi del lavoro, attraverso le segnalazioni delle sue sedi regionali e i suoi oltre 400mila iscritti. Una classifica che attraverso un punteggio da 1 a 10 ha dato i voti a oltre 100 province italiane, analizzando la presenza o meno di barriere architettoniche, la possibilità di visitare luoghi turistici, la condizione di negozi, bar e ristoranti. Un’indagine dettagliata, dove nessuna città raggiunge però la votazione massima, anche se Cremona, Ferrara, Siracusa e Torino conquistano un 8, seguite da Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento, Verbania con 7,5, e Reggio Emilia, Trieste, Milano e Latina con 7. Agli ultimi posti della classifica, bocciate (il punteggio è 2), Agrigento, Campobasso e L’Aquila, ma Prato si ferma a 2,5 e Napoli, Roma e Venezia non superano il 4 in pagella.

“Ci sono parti d’Italia in cui la situazione sta migliorando, ed altre dove invece peggiora”, commenta Franco Bettoni, presidente dell’Anmil e della Fand, la federazione che riunisce le più grandi associazioni dei disabili. “Guardando la nostra classifica è evidente che, dove le amministrazioni hanno deciso di investire per abbattere le barriere architettoniche, la vivibilità è migliorata per tutti. Creando città accessibili, in realtà si pensa a un futuro in cui l’invecchiamento della popolazione richiederà sempre più città “facili” per gran parte dei cittadini”. Molto è stato fatto però, dice Bettoni, a livello pubblico: “In generale uffici, ospedali e Asl sono accessibili, grazie anche a fondi erogati in passato. Il dramma è nel privato: negozi, ristoranti, bar restano off limits. Per non parlare dei bagni: impossibili. È un fatto di cultura: come se una persona in carrozzina non avesse diritto a entrare in un negozio da sola”.
Spicca nella classifica dell’Anmil il caso di Siracusa, unica città del Sud ad avere 8 in pagella. Racconta Marzio Urzì, paraplegico dal 1998 per un incidente sul lavoro: “Dopo grandi battaglie, la città ha oggi l’intero centro storico accessibile a chi è in carrozzina, gran parte degli esercizi pubblici hanno scivoli e rampe e non vengono concesse nuove licenze se bar e ristoranti non hanno i servizi igienici per disabili. È vero che siamo al Sud, ma forse qui qualcosa è cambiato”. Bruno Galvani, presidente della fondazione Anmil “Sosteniamoli subito”, si muove con la sedia a rotelle, ma è appena tornato da un tour per l’Italia. “Ho visto cose che voi umani non immaginate – scherza Galvani – Un’Italia di barriere, maleducazione e disinformazione. Mi sono ritrovato in hotel che dichiaravano di essere accessibili ai disabili, ma dove invece non si riusciva nemmeno ad aprire la porta della doccia. E dove i gestori poi affermavano che secondo la Asl i loro spazi seguivano i criteri di legge”. Una giungla di regole e di burocrazie incrociate. Aggiunge Galvani: “Ti puoi ritrovare nell’inferno delle barriere architettoniche di Napoli o Roma, ma anche nella serenità di Ferrara, dove tutto è accessibile. Compreso il Castello Estense, interamente attrezzato con gli ascensori. La civiltà è questa”.