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Clima, l’Accordo di Parigi in 5 punti

3 Settembre 2016

Con il sì di Usa e Cina, le ratifiche salgono a 26 su 55. Ecco cosa prevede il Cop 21.

Con il sì di Stati Uniti e Cina è salito a 26 il numero di Paesi che hanno ratificato l’accordo di Parigi, il Cop 21, raggiunto nel dicembre scorso.
Per entrare in vigore l’intesa deve essere ratificata da almeno 55 Nazioni produttrici del 55% delle emissioni globali. Per questo la firma di Pechino e Washington, che insieme producono il 38% di emissioni CO2 al mondo, rappresenta un importante passo avanti per la salvaguardia del Pianeta.

Il presidente Usa Barack Obama e il presidente cinese Xi Jinping hanno simbolicamente consegnato i rispettivi documenti al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, in base ai quali i due Paesi si impegnano ai passi necessari «per onorare» l’accordo.
«Non si tratta di una battaglia che ogni singolo Paese per quanto potente può fare da solo», ha commentato Obama. «Un giorno potremo vedere tutto ciò nel momento in cui finalmente decideremo di salvare il Pianeta».
Da parte sua, Xi ha espresso l’auspicio che l’esempio sino-americano possa essere una spinta per gli altri Paesi affinché comincino a prendere azioni significative.
L’azione congiunta di Washington e Pechino potrebbe portare all’operatività dell’accordo di Parigi entro la fine dell’anno, molto prima dei tempi inizialmente previsti.

Ecco per punti cosa prevede il Cop 21

1. LIMITI AL RISCALDAMENTO GLOBALE

La bozza di accordo prevede di «limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto al livello pre-industriale entro il 2020 e di portare avanti sforzi per contenere l’aumento a 1,5 gradi». Questo obiettivo ambizioso «consentirebbe di ridurre significativamente i rischi e gli impatti del calbiamento climatico».


2. IMPEGNI NAZIONALI E REVISIONE

In base all’articolo 4, tutti i Paesi «dovranno preparare, comunicare e mantenere» degli impegni definiti a livello nazionale, con revisioni regolari che «rappresentino un progresso» rispetto agli impegni precedenti e «riflettano ambizioni più elevate possibile». I paragrafi 23 e 24 della decisione sollecitano i Paesi che hanno presentato impegni al 2025 «a comunicare entro il 2020 un nuovo impegno, e a farlo poi regolarmente ogni 5 anni», e chiedono a quelli che gia’ hanno un impegno al 2030 di «comunicarlo o aggiornarlo entro il 2020».
La prima verifica dell’applicazione degli impegni è fissata al 2023, i cicli successivi saranno quinquennali.


3.  LOSS AND DAMAGE (PERDITE E DANNI)

L’articolo 8 dell’accordo è dedicato ai fondi destinati ai Paesi vulnerabili per affrontare i cambiamenti irreversibili a cui non è possibile adattarsi, basato sul meccanismo sottoscritto durante la Cop 19, a Varsavia, che «potrebbe essere ampliato o rafforzato». Il testo «riconosce l’importanza» di interventi per «incrementare la comprensione, l’azione e il supporto», ma non può essere usato, precisa il paragrafo 115 della decisione, come «base per alcuna responsabilità giuridica o compensazione».


4. FINANZIAMENTI

L’articolo 9 chiede ai Paesi sviluppati di «fornire risorse finanziarie per assistere» quelli in via di sviluppo, «in continuazione dei loro obblighi attuali». Più in dettaglio, il paragrafo 115 della decisione «sollecita fortemente» questi Paesi a stabilire «una roadmap concreta per raggiungere l’obiettivo di fornire insieme 100 miliardi di dollari l’anno da qui al 2020», con l’impegno ad aumentare «in modo significativo i fondi per l’adattamento».


5. TRASPARENZA

L’articolo 13 stabilisce che, per «creare una fiducia reciproca» e «promuovere l’implementazione» è stabilito «un sistema di trasparenza ampliato, con elementi di flessibilità che tengano conto delle diverse capacità».