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Bestiario del Ponte sullo Stretto: da Craxi a Renzi lo vogliono tutti, tranne gli italiani

28 Settembre 2016

Berlusconi fu uno dei fan più accaniti del Ponte, ma è in buona compagnia: Renzi prima diceva di preferire la banda larga al Ponte, ma poi si è ricreduto, forse convinto dal Ministro Alfano

Stando agli annunci dell’ultima trentina d’anni, di ponti sullo stretto dovremmo averne cinque o sei, tutti fatti e finiti. Forse avrebbero anche nomi particolari. Un’idea, per esempio, la diede Stefania Craxi, che nel gennaio 2002 propose di intitolare il Ponte (uno dei tanti, si intende) al padre Bettino, padre della patria e dello stretto: “sarebbe un gesto simbolico di riparazione per l’ingiustizia subita”, disse, ricordando gli sforzi di Bettino nella costruzione dell’opera, quando nel 1985, profetico, diceva: “entro il 1994 il ponte sarà ultimato”. Il problema è che, per anni, al Governo c’era chi avrebbe anche potuto dar retta alla signora Craxi, invece di farsi una risata.

Erano i tempi in cui il progetto volava, nel fiore del Governo Berlusconi. Il Ministro delle Infrastrutture Pietro Lunardi, nel giugno del 2002, confermava: “il ponte sullo stretto questa volta si farà, lo garantiamo”. E se lo garantiscono, siamo a posto.

Lo sappiamo poi com’è fatto Berlusconi: è un mago nel venderti nel cose, e infatti l’8 maggio del 2005 si gioca la carta pop: “Faremo il ponte, così chi ha un grande amore dall’altra parte dello stretto potrà raggiungerlo anche alle quattro di notte, senza prendere il traghetto”.

Le elezioni del 2006 le vince Romano Prodi, che va vicino a far saltare definitivamente tutto in aria liquidando la società incaricata della costruzione. Lo fermano il centrodestra e l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, preoccupato dalle penali che lo Stato avrebbe dovuto pagare. In questo modo, però, Silvio avrà terreno fertile quando, nel 2008, tornerà al Governo.

E’ un escalation di proclami. Il nuovo Ministro dei Trasporti Altero Matteoli non vuole essere da meno del predecessore Lunardi, tanto che nel 2009 annuncia: “I lavori inizieranno a dicembre e termineranno nel 2016”. In questi giorni, in pratica. Non vedete?

Due anni dopo, lo stesso Matteoli, evidentemente preoccupato dai primi due anni di lavori mancati, conferma: “A breve presenteremo il progetto definitivo”.

Cambiano governi, parlamenti, costituzioni, ma il Ponte è lì, sempre pronto per essere costruito
Anche stavolta, però, il ponte non s’ha da fare. Arriva il Governo Monti, che di ponti non ne vuole sapere. Sembra tutto finito, ma nel Paese dei ponti viventi non bisogna mai abbassare la guardia.

Nel 2013, in piena campagna elettorale, Berlusconi accende Palermo con una nota malinconica: “Ho sempre sognato di poter camminare sopra lo stretto di Messina prima di morire”.

Il resto è storia recente, con Renzi e Alfano che ogni tanto lanciano frecciatine d’amore a chi sogna questa grande infrastruttura. Ma che diciamo “grande”, la “madre” di tutte le infrastrutture, come la definì nientepopodimeno che Totò Cuffaro, Presidente della Regioen Sicilia negli anni in cui il grande sogno sembrava realtà, poi condananto per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra e rivelazione di segreto istruttorio.

Eppure Matteo Renzi sembrava diverso. Nel 2010, quando fomentava l’Italia al grido della rottamazione, scriveva nero su bianco sulla Carta di Firenze di preferire “la banda larga al ponte sullo stretto”.

Deve aver cambiato idea, perchè già il 6 novembre 2015 prometteva: “Il ponte sullo stretto di Messina si farà”. Forse intendeva dire che si farà contro la sua volontà, chissà.

D’altra parte non è facile tenere a bada un Angelino Alfano scalpitante, che da anni porta avanti al battaglia per il ponte. Un anno fa, a settembre 2015, ospite ad Agorà su Rai Tre, assicurava che il ponte si sarebbe fatto, concetto ribadito nel marzo scorso.

In tutto questo, a nessuno è mai passato per la testa che il Ponte sullo Stretto, o il Ponte Craxi, sia una delle opere più detestate dagli italiani, intesi proprio come tutte le generazioni di italiani che ne abbiano sentito parlare negli ultimi trent’anni. Eppure, ogni tanto, l’idea del Ponte salta fuori, ci rassicura, ci dice che cambiano governi, parlamenti, costituzioni, ma il Ponte è lì, sempre pronto ad essere costruito, per la gioia di tutti.