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Trump, 100 repubblicani chiedono di sospendere l’appoggio al candidato

17 Agosto 2016

“Ha un carattere divisivo, imprudente, incompetente”. Ma il tycoon: “Non cambierò”, anche se cambia in corsa, a meno di tre mesi dall’elezione, i responsabili della sua campagna elettorale. E difende l’agente che ha sparato a Milwaukee
NEW YORK – I malumori interni del partito repubblicano, deluso dai risultati e dai toni del proprio candidato, continuano ad aumentare. Più di 100 membri del Gop hanno firmato una lettera in cui chiedono esplicitamente al Repubblican national committee (il comitato politico che coordina anche la raccolta fondi per le elezioni) di sospendere il proprio appoggio a Donald Trump, candidato alla Casa Bianca, dirottando invece i fondi verso le elezioni per il Congresso.

“Crediamo che il carattere divisivo, imprudente, incompetente e altamente impopolare di Donald Trump rischi di trasformare questa elezione in una deriva di voti a vantaggio del Partito democratico”, si legge nella lettera lunga due pagine. “Solo un immediato spostamento di tutte le risorse disponibili del partito a sostegno della fragile campagna per il Senato e per la Camera impedirà al Gop di annegare, trascinato verso il fondo da un`ancora con lo stemma di Trump appesa al proprio collo”.

Il promotore dell`iniziativa è stato Andrew Weinstein, l`addetto stampa dell`ex speaker della camera Newt Gingrich. Accanto al suo nome si leggono quelli di almeno 27 ex funzionari del partito, tra cui i deputati Scott Rigell e Reid Ribble.

La lettera segue di sole due settimane un’altra presa di posizione esplicita contro il candidato repubblicano. Ad inizio agosto, 50 esperti repubblicani di sicurezza nazionale hanno infatti sottoscritto una violenta reprimenda ai danni del magnate, definendolo inadeguato per lo studio ovale: “Siamo convinti che sarebbe il presidente più sconsiderato della storia degli Stati Uniti”.

A spingere diversi membri repubblicani a un’esplicita presa di distanza sono stati i sondaggi stagnanti delle ultime settimane, anche se una nuova rilevazione di John Zogby mostrerebbe il candidato repubblicano vicino a chiudere il divario con la democratica Clinton fra i cosiddetti “Millennial” fra i 25 e i 35 anni. Indietro nei sondaggi e a Trump si imputa anche  l’apparente incapacità di moderare i propri toni. A sottolinearlo è stata nei giorni scorsi la senatrice repubblicana del Maine Susan Collins che, ricordando i suoi recenti insulti contro i genitori di fede musulmana di un eroe di guerra americano, ha dichiarato di non essere più disposta a votare per lui. Trump non sembra però deciso ad invertire rotta. “Non intendo cambiare. Tutti parlano di questo, ma io non voglio tornare sui miei passi. Bisogna essere fedeli a se stessi. Se cominci a cambiare, significa che non sei onesto con le persone”, ha detto ieri, anche se poi ha rivoluzionato lo staff della sua campagna elettorale in difficoltà, sostituendo in corsa, a meno di tre mesi dalle elezioni, i responsabili del comitato: ha nominato Steve Bannon, un ex banchiere di investimento e il presidente esecutivo di Breitbart News, sito di notizie ultraconservatore, amministratore delegato e promosso ai vertici Kellyanne Conway, consulente senior e sondaggista. A capo del team resta per ora Paul Manafort.

E, a proposito di frasi incendiarie, Trump è tornato a difendere l’operato della polizia, in particolare l’agente che ha sparato a un giovane afroamericano armato nel Milwaukee citando “prove iniziali” che giustificherebbero l’uccisione. “Questo é ciò che si dice – ha proseguito -. Forse non é vero. Ma se é vero la gente non dovrebbe protestare”. La vicenda ha scatenato l’indignazione e la rivolta della comunità afroamericana nella città del Wisconsin, teatro di violenti scontri durati due giorni.

Intanto

il Boston Globe chiede che la Clinton foundation smetta di accetare donazioni e se la rivale democratica Hillary diventerà il prossimo presidente Usa la fondazione fondata dai Clinton dovrebbe chiudere. Le elezioni Usa si terranno il prossimo 8 novembre.