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Libia, arrestato leader dell’Isis: reclutava jihadisti in Italia

18 Agosto 2016

Moez Al-Fezzani, alto esponente dello Stato islamico, è stato catturato mentre cercava di scappare da Sirte. Espulso dalla Penisola nel 2012, era stato assolto in primo grado dall’accusa di terrorismo internazionale.

Le forze libiche di Zintan, alleate del generale Khalifa Haftar, hanno reso noto di aver catturato il tunisino Moez Ben Abdulgader Ben Ahmed Al Fezzani, conosciuto anche come Abu Nassim, considerato uno dei reclutatori di jihadisti in Italia. Lo riporta il Libya Herald. Già arrestato dagli americani, processato a Milano, assolto, espulso e tornato in Libia, sarebbe in collegamento anche con il gruppo che ha rapito i tecnici della Bonatti. Abu Nassim stava scappando da Sirte e cercava di raggiungere la Tunisia.
RICERCATO N°1 IN TUNISIA. Abu Nassim sarebbe stato catturato assieme ad altri 20 esponenti dell’Isis in una località tra le città di Rigdaleen e di Al-JMail, nell’Ovest del Paese.
È considerato il terrorista più ricercato dalle autorità tunisine, secondo le quali, è lui il responsabile dell’incursione Isis, nel marzo scorso, nella città tunisina di Ben Guerdane. Attacco che lasciò dietro di sé 58 morti negli scontri con l’esercito.
COMANDANTE DEL QUARTIER GENERALE DI SABRATHA. Nato nel ’69, Fezzani avrebbe aderito ad Ansar Al Sharia, per poi raggiungere la Libia e prendere il comando del quartier generale dell’Isis a Sabratha. Dopo il bombardamento Usa dello scorso febbraio sulla città, scrive il Libya Herald, aveva continuato a guidare il suo gruppo prima a Bengasi e poi a Sirte, dove è rimasto fino a pochi giorni fa. La Tunisia, al momento, non ha commentato l’arresto.
Sulla figura di al Fezzani, il dipartimento antiterrorismo della Procura di Milano, guidato da Maurizio Romanelli, sta effettuando accertamenti anche alla luce dei documenti, di cui si è parlato nei giorni scorsi, che sarebbero stati trovati in un covo del sedicente Stato islamico a Sirte.
IL RUOLO IN LOMBARDIA. Carte che farebbero riferimento anche al ruolo di Fezzani come presunto reclutatore di jihadisti in Lombardia. Al momento, da quanto si è saputo, investigatori e inquirenti milanesi non hanno potuto vedere i documenti che sarebbero stati trovati dai servizi segreti libici. Tuttavia, come è stato spiegato, verifiche sono in corso anche perché Abu Nassim è una figura da tempo conosciuta dai magistrati milanesi. Detenuto per 7 anni nella base militare americana di Bagram in Afghanistan e per oltre due anni in Italia, venne assolto nel 2012 a Milano, espulso, e poi condannato in appello a 6 anni quando era già fuori dall’Italia.

Espulso un tunisino legato all’ex imam di Andria

Intanto la mattina del 18 agosto è stato espulso dall’Italia un tunisino di 35 anni che, come spiegato dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, «con altri soggetti (tra cui l’imam di Andria, rimpatriato il 13 agosto) era stato condannato nel 2015 dalla Corte di assise d’appello di Bari per il reato di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale. Successivamente, il 2 agosto scorso, era stato scarcerato in seguito alla sentenza della Cassazione che aveva annullato la precedente pronuncia». Con quella di oggi sono 44 le espulsioni decise nel 2016, 110 dal 2015.
ARRESTATO NEL 2013. Gli imputati, tra cui il 35enne espulso, furono arrestati dal Ros dei Carabinieri di Bari nell’aprile 2013. In primo grado, nel settembre 2014, al termine di un processo celebrato con il rito abbreviato, furono condannati dal Tribunale di Bari a pene comprese fra i 5 anni e 2 mesi e i 3 anni e 4 mesi.
Secondo l’accusa, gli imputati «cooperavano nell’attività di proselitismo, di finanziamento, di procacciamento di documenti falsi, tenevano i contatti con altri membri dell’organizzazione, disponibili al trasferimento in zone di guerra per compiervi attività di terrorismo». In appello, nell’ottobre 2015, le condanne furono confermate con una sola riduzione di pena.
ADDESTRAMENTO CON L’IMAM. Stando alle indagini della Dda di Bari, tra il 2008 e il 2010 il gruppo, sotto la guida dell’imam tunisino della moschea di Andria, Hosni Hachemi Ben Hassem, avrebbe imparato a costruire bombe, si sarebbe addestrato sull’Etna, in Sicilia. Avrebbero anche riso delle chiese distrutte in Abruzzo dal terremoto. Agli atti del processo c’erano materiale fotografico e video, documenti, intercettazioni telefoniche, e poi le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, terroristi pentiti. Secondo quanto emerso, per la Dda il reclutamento di volontari da inviare in Afghanistan, Yemen, Iraq e Cecenia avveniva nel call center gestito dal presunto capo dell’organizzazione.